Immissione in ruolo. Niente di nuovo sotto il sole

Un mese e mezzo fa, il provvedimento interministeriale per il piano di immissione in ruolo dei docenti precari veniva dato per quasi pronto, tanto da prevederne la presentazione in Consiglio dei Ministri prima della fine di maggio.
Poi, nell’ultima seduta di maggio, il Consiglio dei Ministri ha varato lo schema di decreto per il secondo ciclo, e i precari hanno dovuto segnare il passo.

Ma due settimane dopo, nella seduta del 10 giugno, il decreto interministeriale (ministeri dell’Istruzione, dell’Economia e della Funzione Pubblica) per l’immissione in ruolo non è nemmeno stato iscritto all’ordine del giorno.

Da fonte Miur si era appreso che avrebbero dovuto essere 55 mila i docenti da immettere in ruolo a settembre, altri 12 mila dal settembre 2006 e 20 mila dal settembre 2007: in tutto 87 mila.
Il Miur avrebbe anche proposto l’immissione in ruolo di 5 mila unità di personale Ata ma non è ancora noto l’eventuale assenso del Ministero dell’Economia.

A questo punto è lecito pensare che il ritardo di presentazione non abbia una ragione tecnica, quanto, piuttosto, una motivazione politico-finanziaria connessa al preoccupante quadro della finanza pubblica e della recessione economica incombente sul nostro Paese.
L’immissione in ruolo non avrebbe significativi effetti immediati per la sostanziale invarianza tra oneri per docenti supplenti annuali e docenti di prima nomina, ma svilupperebbe costi aggiuntivi per le ricostruzioni di carriera dei docenti in ruolo dal secondo anno.

Se però questo ostacolo finanziario non esiste, occorre comunque accelerare i tempi per non compromettere la tempestiva immissione in ruolo per il prossimo anno scolastico (che per la legge 333/2001 deve essere effettuata entro il 31 luglio).