Il terrorismo può essere oggetto di studio?/1. Nel primo ciclo…

Gli episodi di violenza terroristica legati a motivazioni politico-ideologiche, come quello che ha insanguinato Londra giovedì scorso, 7 luglio 2005, stanno purtroppo diventando nel mondo contemporaneo così frequenti da assumere un carattere quasi di ordinarietà, come i terremoti, i cicloni caraibici e gli altri disastri naturali che fanno parte dei tradizionali programmi scolastici, non solo in Italia. Se ne può parlare a scuola? Possono diventare materia di studio?
La risposta, secondo noi, è sì, almeno nella scuola di base. Le “Indicazioni nazionali” per la scuola primaria e la secondaria di primo grado, introdotte con il decreto legislativo n. 59/2004, offrono infatti agli insegnanti più di uno spunto per parlare in classe anche del terrorismo. E’ quanto si deduce dall’analisi delle conoscenze e delle abilità elencate negli OSA (Obiettivi Specifici di Apprendimento) per l’Educazione alla Convivenza civile, sottovoce “Educazione alla cittadinanza“.
Tra gli OSA della scuola primaria sono citate per esempio, nell’elenco delle conoscenze, le “Organizzazioni internazionali, governative e non governative a sostegno della pace e dei diritti/doveri dei popoli“, e tra le abilità la seguente: “Identificare situazioni attuali di pace/guerra, sviluppo/regressione, cooperazione/individualismo, rispetto/violazione dei diritti umani“.
Tra gli OSA della scuola secondaria di primo grado compaiono, tra le conoscenze, la “Dichiarazione universale dei Diritti dell’uomo“, Amnesty International, la Croce Rossa, il “dialogo tra culture e sensibilità diverse“, mentre tra le abilità bene si presterebbero ad analizzare il tema del terrorismo le seguenti due: “Leggendo i giornali e seguendo i mass media, riconoscere, nelle informazioni date, le azioni, il ruolo e la storia di organizzazioni mondiali e internazionali, alleanze di carattere politico-militare, associazioni internazionali umanitarie“, e “Individuare, analizzare, visualizzare ed esporre i collegamenti esistenti tra globalizzazione, flussi migratori e problemi identitari“.