Più di 6 milioni di italiani verranno colpiti dall’influenza. Il ruolo di docenti e famiglie nel caso di alunni malati: lettera di un’insegnante

Isolato a Parma il primo virus dell’influenza stagionale in Italia. Alla stima dei futuri malati bisogna aggiungere altri 8 milioni di cittadini che contrarranno gli altri virus simil-influenzali. La stagione dell’influenza si sta per aprire, quella in cui tanti bambini al mattino vengono portati in classe ammalati o che hanno bisogno della somministrazione di farmaci particolari. Quale responsabilità hanno gli insegnanti su di loro? E qual è il ruolo delle famiglie?

Se lo chiede un’insegnante che scrive in merito una lettera alla nostra redazione. La pubblichiamo di seguito.

«Come insegnante ho affrontato una situazione in cui mi sono sentita dire al telefono dal mio Dirigente “Maestra c’è qui l’avvocato della famiglia … per il problema che ha avuto ieri la bambina dopo la somministrazione del farmaco”,  peraltro messo in cartella alla bambina con regolare prescrizione.

Una volta mi è bastato.

Non credo che sia un problema di poca conoscenza o di poca responsabilità o di scarsa attenzione ai bisogni dei bambini. Il primo problema è il modo in cui sempre più spesso le famiglie affrontano gli inconvenienti  o i piccoli incidenti  che inevitabilmente accadono a scuola:  prima si chiama l’avvocato e si fa causa, poi si chiarisce e si riflette sul fatto che l’incolumità assoluta nessuno la può garantire, nemmeno con la massima buona volontà o il massimo rispetto dei protocolli.

Ciò mi pare stia avvenendo sempre di più anche per medici e infermieri: prima di tutto si pensa alla “malasanità” e si parte con la denuncia.

Una seconda riflessione: quando ho iniziato la mia carriera scolastica pensavo di fare innanzitutto l’insegnante, cioè  aiutare i bambini a sviluppare le loro capacità di apprendere, sviluppare le loro curiosità verso nuove conoscenze. Ora negli anni siamo stati investiti di una miriade di ruoli per i quali nessuno di noi è preparato e che soprattutto non ha scelto di ricoprire: dalla baby sitter che deve attendere all’uscita della scuola che qualcuno venga a prendere il bambino, altrimenti è abbandono di minore, all’infermiere che deve somministrare farmaci ad orari precisi con attenzione alle prescrizioni e alle modalità di somministrazione.

Per non parlare dei bambini che ancora si “sporcano” in bagno o che vengono mandati a scuola al mattino con la febbre o con il mal di pancia “sì maestra ho vomitato sta mattina, ma la mamma ha detto che se vomito ancora  devi telefonare alla nonna che mi viene a prendere “,  cosa che poi inevitabilmente accade.

Ma è questo il mio lavoro? E se presa dai problemi della gestione della classe mi dimentico una somministrazione? E se non mi sento in grado di gestire alcune somministrazioni particolari di farmaci? Quante cose si continueremo a infilare nella famigerata “funzione docente”?

Capisco e condivido le preoccupazioni e le difficoltà delle famiglie, ma mi chiedo anche se non vi siano altre strade, oltre a quella di continuare a caricare gli insegnanti di responsabilità e ruoli che ritengo non competano loro, per garantire a tutti i bambini la frequenza a scuola».