Il programma dell’Unione per la scuola/2

Se la nostra analisi è corretta, questo significa che parte della riforma Moratti potrebbe restare in vigore, eventualmente modificata. Anche perché, per la verità, scorrendo le sette fitte pagine “scolastiche”, vi si ritrovano proposte in qualche modo e misura compatibili con alcuni aspetti della politica scolastica sviluppata da Letizia Moratti nel suo quinquennio, dal mantenimento della scuola di base di otto anni alla maggiore flessibilità e personalizzazione dell’offerta formativa.
Dove compare una discontinuità davvero “radicale” è sul secondo ciclo, perché il documento programmatico dell’Unione propone di “elevare l’obbligo di istruzione gratuita fino a 16 anni (primo biennio della scuola superiore)”, rinviando l’eventuale scelta della formazione professionale o dell’apprendistato a 16 anni. Confermato l’obbligo formativo fino ai 18 anni, assolvibile in entrambi i canali. Per quello professionale si propone un “sistema nazionale di qualifiche professionali“, che verrebbero conseguite non nei trienni sperimentali varati dalla Moratti in uscita dalla terza media ma in percorsi almeno biennali dopo i 16 anni.
Resta confermata la durata quinquennale della scuola secondaria superiore, e si propone il ripristino di commissioni d’esame “prevalentemente” esterne. Sulla formazione iniziale dei docenti si affacciano proposte almeno in parte compatibili con quelle contenute nel decreto legislativo 227/2005 sulla formazione. Confermato infine il Servizio nazionale di valutazione, ma – particolare essenziale – in forma indipendente dal MIUR.
Tranne che sul biennio iniziale del secondo ciclo, si tratta di proposte che non azzerano il quinquennio morattiano, e sembrano guardare più avanti che indietro, a “prima” della Moratti.