Il pasticciaccio di Rignano Flaminio

Il 9 maggio il Tribunale del riesame deciderà se tenere in carcere o rimettere in libertà quattro dei sei arrestati nella vicenda dei presunti abusi verificatisi nella scuola di Rignano Flaminio: tre maestre e il marito di una di queste, autore televisivo di testi per bambini. Subito dopo sarà presa una decisione anche per le due altre persone detenute.

Non entriamo, naturalmente, nel merito degli aspetti giudiziari di una questione che è ormai rimessa alle regole e ai tempi della giustizia penale italiana, e che alla luce degli elementi emersi, appare molto più complicata e contraddittoria di quanto si potesse supporre dopo l’improvvisa esplosione del caso, amplificato ma anche semplificato (in senso accusatorio) dal sensazionalismo dei media.

La giustizia “scolastica” è stata più volte accusata di essere lenta e fin troppo garantista nei confronti dei dipendenti imputati, e perfino dei condannati con sentenza definitiva, e certamente è necessario rivedere la materia, come sollecitato anche dal ministro dell’istruzione Fioroni. Saremmo però molto cauti nel correlare i due piani – quello della giustizia ordinaria e quello della giustizia “scolastica” – facendo dipendere e discendere meccanicamente la seconda dalla prima. La sospensione cautelare, in caso di arresto, non può che essere automatica, ma ci sembra che altrettanto non si dovrebbe dire in caso, per esempio, di semplice rinvio a giudizio.