Il nodo della “pari dignità” della formazione professionale

Rispetto alle dichiarazioni programmatiche rese da Letizia Moratti in Parlamento nel luglio 2001 (il ministro aveva parlato di un percorso di formazione professionale “graduale e continuo, parallelo a quello scolastico, dai 14 ai 21”, e di pari dignità), e rispetto allo stesso modello originario Bertagna, che allineava su quattro anni entrambi i percorsi, disegnando un canale liceale coerente e uno professionale forte e competitivo, il disegno di legge ha introdotto elementi che hanno finito per squilibrare il rapporto: i licei, ripristinata la durata quinquennale, con relativo esame di maturità, sembrano destinati a riassorbire buona parte dell’istruzione tecnica, visto che il liceo tecnologico e quello economico possono “articolarsi in indirizzi” (quanti accetteranno di “passare” al secondo canale?), mentre per il canale professionale si prevede una durata tri o quadriennale, e un eventuale quinto anno, differenziato in funzione della scelta successiva. Una prospettiva che, unita all’incertezza del futuro assetto istituzionale, spaventa l’utenza e gli insegnanti degli attuali istituti tecnici, e anche di quelli professionali, come mostrano – secondo alcune indiscrezioni – le molte domande di trasferimento (verso i licei) presentate dai docenti, e anche i primi dati relativi alle preiscrizioni per il prossimo anno scolastico, dai quali sembra emergere, secondo alcuni sondaggi informali, un’inversione rispetto alla tendenza degli ultimi anni che vedeva una forte crescita nelle iscrizioni agli istituti professionali (vedi TuttoscuolaNEWS n. 32).