Il lessico della controriforma

Ascoltando nei giorni scorsi, nella sala della comunicazione del ministero di viale Trastevere, la conferenza stampa del ministro Fioroni sulla situazione degli studenti con cittadinanza non italiana (siamo arrivati quest’anno al mezzo milione nelle aule scolastiche, ma il ministro ha cercato di tranquillizzare tutti, perché, in fondo, gli stranieri da noi sono sempre meno che in altri Paesi europei), non si poteva fare a meno di cogliere nelle parole di Fioroni, rispetto all’ex-ministro Moratti che l’anno scorso l’aveva preceduto nella stessa sala, un linguaggio nuovo con ritorno ad un lessico antico.
Non ha mai parlato di scuola primaria o di scuola secondaria di I grado, ma piuttosto di scuola elementare, di scuola media e di media superiore. Come si usava cinque anni fa.
Non ha mai parlato di diritto-dovere, ma di obbligo scolastico, come si usava dire prima del 2001.
Ogni riforma, ogni stagione scolastica che si vuole diversa, marca la sua caratteristica attraverso il linguaggio prima ancora che nei contenuti.
Nei documenti ministeriali licenziati il giorno prima di quella conferenza stampa ritorna, nelle parole di Fioroni, il termine “curricolo” che aveva subito nei documenti del prof. Bertagna una vera e propria epurazione.
Non si parla più di équipe pedagogica ma si ritorna al gergo precedente di team docente. Non si parla di scuola del primo ciclo di istruzione ma di scuola di base.
Suono amico di parole antiche, care al gergo familiare della scuola. “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi di antico..” direbbe il poeta.