Questo del 2014 è il 14° anno di celebrazione del giorno della memoria, da quando l’Italia con la legge istitutiva 211/2000 ha voluto ricordare la Shoah, lo sterminio del popolo ebraico, scegliendo il 27 gennaio, anniversario della scoperta del campo di concentramento di Auschwitz.
La legge istitutiva impegna in particolare le scuole di ogni ordine e grado ad organizzare cerimonie, iniziative, incontri e momenti comuni di narrazione dei fatti e di riflessione su quanto accaduto al popolo ebraico e ai deportati italiani.
Le cronache di questi giorni danno conto di come, in buona misura, questa celebrazione sia ormai entrata nelle attività programmate delle scuole e come lentamente si vada consolidando tra le iniziative più sentite per l’acquisizione dei valori di libertà, di diritti dei popoli e delle persone.
È augurabile che queste iniziative lascino il segno in profondità nei giovani, soprattutto se hanno la capacità di coinvolgerli con ricerche e approfondimenti, andando oltre il semplice momento celebrativo e informativo, e mantenendo viva nel corso dell’anno l’attenzione a quei valori.
La scuola ha il compito non facile di formare, ma non deve mai lasciar calare la tensione o trasformare i momenti formativi in routine informativa o, peggio, in silenzio.
A distanza di tempo dagli eventi c’è sempre il rischio che qualche tesi negazionista faccia breccia sulle menti dei giovani con suggestioni e disinformazioni che possono attecchire. Ideologie e divergenze politiche attuali possono inquinare il senso dei fatti di allora e di quei crimini contro l’umanità in una logica antisionista.
Le teste di maiale fatte pervenire venerdì scorso alla sinagoga di Roma e all’ambasciata israeliana proprio alla vigilia delle celebrazioni della Shoah si collocano, probabilmente, in questa logica (“un insulto al giorno della Memoria” – ha detto il sindaco Marino).
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