Il Dpef nasconde qualche sorpresa per la scuola?

Il clima di superata austerità, di "tesoretto" da proficuamente impiegare non è certamente propizio ad avanzare interpretazioni del recente Dpef in chiave di restrizione per il sistema di istruzione. Però….
Ci sono alcuni passaggi nel capitolo riservato alla scuola che fanno pensare a cambiamenti significativi degli assetti organizzativi del sistema istruzione, a cominciare da quell’annuncio secondo cui "si tratta, poi, di affrontare gli ostacoli organizzativi che rendono il sistema scolastico italiano più costoso degli altri, per ora di insegnamento e per studente."
Come si può arrivare a ridurre i costi per studente e per ora insegnata?
Per ridurre il costo per studente si può aumentare il numero di alunni per classe, riducendo quindi il numero delle classi (e dei docenti).
Per ridurre il costo per ora insegnata, non potendo diminuire lo stipendio dei docenti, si può aumentare l’orario degli insegnanti oppure diminuire l’orario di lezione: nell’uno e nell’altro caso si dovrebbe diminuire l’organico insegnanti.
Come si vede, se il Dpef vuole fare sul serio, potrebbe avviare una radicale trasformazione del sistema scolastico – sindacati permettendo – con notevoli cambiamenti sugli attuali assetti nell’obiettivo non di risparmiare ma di razionalizzare. Ma con il Dpef si vuole davvero fare sul serio? Se sì, lo sapremo a settembre, quando si metterà mano alla nuova legge finanziaria.
C’è un altro passaggio nel Dpef che sembra voler preparare e legittimare questa operazione, giustificandola con una affermazione, peraltro infondata, secondo cui "oggi, la distribuzione per numero di studenti delle classi è squilibrata, rispetto alle indicazioni della normativa, verso le piccole dimensioni, anche nei comuni non piccoli né remoti; in media, una classe su sei nella scuola secondaria inferiore e una classe su tre nella scuola primaria sono al di sotto di 15 studenti". Poiché la media attuale di alunni per classe sia nella primaria che nella secondaria di I grado smentisce oggettivamente quella asserita situazione di migliaia di classi con meno di 15 alunni, forse quell’affermazione dovrà servire da apripista al cambiamento?