Il dissenso sulla videosorveglianza

Preoccupazione o contrarietà sono state espresse soprattutto da rappresentanti del personale e delle scuole.

La segretaria generale della Cisl Scuola, Maddalena Gissi, è intervenuta rilevando il pericolo di “mettere in discussione la relazione educativa ricca di valore e di spontaneità. Chi si rende responsabile di comportamenti incompatibili col profilo di educatore va allontanato dalla scuola, ma non si adottino sistemi da grande fratello, è un rimedio peggiore del male. Casi che restano comunque molto limitati non giustificano un clima di generale diffidenza verso la scuola. Non facciamo di insegnanti e alunni una comunità di sorvegliati speciali”.

Siamo fermamente contrari a questa legge” ha dichiarato il segretario della Fism, la Federazione delle scuole materne non statali, Luigi Morgano. “La scuola dell’infanzia ha un compito prettamente educativo e si fonda sul rapporto di fiducia con le famiglie. Un’alleanza educativa che, questa misura, rischia di compromettere”.

Si è dichiarato contrario alla nuova legge anche il deputato di Civica Popolare, Gabriele Toccafondi: “Mettere le telecamere è una risposta costosissima e impraticabile che non aiuta e non risolve i problemi di sicurezza. Meglio, molto meglio lavorare ed investire su formazione, selezione, controlli”.

Anche Vittorio Lodolo d’Oria, il medico specializzato nel burnout degli insegnanti, ha dichiarato le sue riserve sul provvedimento: “l’incolumità dell’utenza non passa attraverso le telecamere ma dalla tutela della salute dei docenti” e ha ricordato che “nell’80% dei casi, le inidoneità all’insegnamento certificate dalle commissioni mediche hanno una diagnosi psichiatrica”. Ben “cinque volte tanto rispetto alle disfonie e alle laringiti”.