La sentenza del tribunale di L’Aquila sull’esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche ha riportato i toni aspri di una polemica mai sopita e che certamente non aiuta a creare un clima sereno e di tolleranza come da molte parti si auspica.
E’ un problema che in Italia è stato affrontato e risolto in più occasioni: vi sono state negli anni prese di posizione del Consiglio di Stato, della Cassazione e dell’Avvocatura dello Stato che hanno tutte confermato la piena vigenza dell’art. 118 del Regio decreto n. 965 del 1924, che recita: “ogni istituto ha la bandiera nazionale; ogni aula, l’immagine del Crocifisso e il ritratto del Re“.
Ma ora l’esplosione del fenomeno degli immigrati ripropone con scottante attualità la “vexata quaestio“. E il provvedimento d’urgenza, in attesa di un giudizio di merito, del giudice Montanaro che impone la rimozione del simbolo cristiano dall’aula della scuola statale “Antonio Silveri” di Ofena (Aq) è destinato ad alimentare ulteriori polemiche sul tema dell’immigrazione.
Partiamo dai numeri. Del forte incremento del numero di alunni stranieri nelle nostre scuole abbiamo già detto nelle scorse settimane (v. TuttoscuolaNEWS n. 121 e 122). Sono passati in cinque anni da 70 mila a 232 mila (il 3% del totale della popolazione scolastica). Ma quanti di questi sono di religione non cristiana, e quindi potenzialmente “allergici” – secondo qualcuno – al crocifisso? 127 mila. E sono anch’essi in rapida crescita (l’anno scorso erano un quarto in meno).
Buddisti, induisti, scintoisti, ma soprattutto musulmani: hanno sfondato quest’anno il muro dei centomila i seguaci di Maometto che affollano le aule italiane (http://www.tuttoscuola.com/ts_news_123-1.doc).
L’anno scorso erano 19 mila in meno e nel 2010 potrebbero essere in base alle proiezioni, più di 200 mila.
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