Il consiglio europeo conferma il nostro cattivo posizionamento

I dati critici della scuola italiana nel confronto europeo erano già noti da tempo e anche il Quaderno bianco del settembre scorso e il Rapporto sulla qualità di Tuttoscuola li avevano messi impietosamente in evidenza. Tuttavia, ritrovarseli ufficialmente confermati dal Consiglio europeo dei ministri dell’istruzione, riunito a Bruxelles nei giorni scorsi, non ha fatto certamente piacere, soprattutto al vice ministro Bastico che ha partecipato in rappresentanza del Governo italiano.

Rispetto ad alcuni anni fa, l’Italia ha fatto progressi in quasi tutti i campi, ma con miglioramenti insufficienti per porsi nella media europea.

Sul sito personale della Bastico (www.bastico.it), oltre al commento non certamente euforico del vice ministro, viene riportata una sintesi dei principali dati relativi all’Europa dei 27 Stati membri.

Tra il 2000 e il 2006 la percentuale di giovani che, dopo la licenza media, non proseguono gli studi è passata, in Italia, dal 25,3% al 20,8% con un miglioramento significativo che colloca comunque il nostro Paese lontano dalla media UE che nel 2006 è stata del 15,3%. Vicine a questa media europea sono risultate le ragazze con il 17,3%, mentre i maschi, dopo la licenza media, non proseguono in alcun percorso formativo nella percentuale del 24,3%.

In Italia termina il corso di istruzione con il conseguimento del diploma il 75,5% (la media UE è del 77,8%), con le ragazze che fanno meglio dei maschi (una situazione comune agli altri Paesi europei) distanziandoli di 6 punti in percentuale (80,7% contro 74,8%).

La dispersione scolastica nelle scuole italiane, confermata dalla crudezza delle cifre, chiede al Parlamento che uscirà dalle urne ad aprile di affrontare questa questione come una delle priorità del sistema Paese per contribuire allo sviluppo economico e sociale attraverso il miglioramento generalizzato dei livelli di competenza dei giovani.