Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Il burqa a scuola/1. Il no della Francia dei diritti

La scorsa settimana il Senato francese ha approvato quasi all’unanimità (246 voti a favore e solo uno contrario, ma in assenza dell’opposizione di sinistra) la legge, fortemente voluta dal presidente Sarkozy, che vieta di indossare in pubblico il velo islamico, in particolare quei modelli, come  il burqa e il nijab (voile intégral), che nascondono il volto di chi li indossa.

Il provvedimento è oggetto di dure critiche  da parte di associazioni di difesa dei diritti umani e del mondo islamico. La legge, che prevede una multa di 150 euro e un corso di educazione civica per le donne che indosseranno il velo integrale nei luoghi pubblici, o anche “aperti al pubblico“, dalle scuole agli uffici agli ospedali, introduce anche il reato di “dissimulazione forzata del viso, con minacce, violenza e abuso di potere e autorità“, con pene che arrivano fino ad un anno di reclusione.

Dopo sei mesi di sperimentazione la legge dovrebbe essere applicata integralmente già dalla prossima primavera, a meno che il  Consiglio costituzionale (per alcuni aspetti simile alla nostra Corte costituzionale), approvi il ricorso presentato contro il provvedimento. 

Insomma anche su questa materia, come su quella dell’immigrazione clandestina, il presidente Sarkozy, figlio di un immigrato ungherese, gioca la carta del primato della Repubblica laica e delle sue leggi universalistiche, per le quali pretende rispetto da parte di tutti. Qualcuno, sotto questo profilo, lo paragona a un altro celebre immigrato, il còrso Napoleone Bonaparte.

 

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