Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Il 150° dell’unità d’Italia e la scuola/1. Un’idea di Patria

Il Presidente della Repubblica ha colto l’occasione dell’inaugurazione dell’anno scolastico per ricordare il valore dell’Unità nazionale e per rilanciare l’idea di Patria, pronunciando questa parola (spesso dimenticata o usata strumentalmente in passato) con forza e convinzione.

E’ in nome della Patria, ha detto il Presidente, che sono morti i militari italiani in Afghanistan, ed è per ridare attualità e valore all’idea di Patria, che è di tutti, che occorre accingersi alle prossime celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità.

La scuola, intesa come sistema scolastico nazionale, ha certamente avuto un ruolo decisivo nella costruzione dell’identità – e della percezione si sé come appartenenti a uno Stato unitario – da parte di un insieme di popoli che fino al 1861 avevano avuto destini politici, economici, linguistici (dominavano i dialetti) assai diversi.

Grande e importante fu, anche allora, il dibattito tra sostenitori dello Stato unitario e fautori di una soluzione federalista. Prevalsero gli “unitari”, con il seguito, per quanto riguarda la scuola, di un’organizzazione centralizzata: programmi nazionali, provveditorati agli studi, modelli scolastici uniformi – caratteristiche accentuatesi durante il periodo fascista – nello sforzo evidente di “costruire” attraverso la scuola (la lingua e la letteratura italiana, la storia, la cultura del nostro Paese) un’idea unitaria di Patria, un’idea condivisa che facesse dell’Italia qualcosa di diverso da quella “espressione geografica” sulla quale aveva pochi decenni prima ironizzato Metternich.

Uno sforzo che merita di essere proseguito anche oggi, anche come contrappeso alle tendenze centrifughe e/o localistiche e/o autoreferenziali che possono scaturire da una malintesa concezione dell’autonomia scolastica, oltre che da tentazioni vetero o neoleghiste.

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