Identità del personale scolastico: il mondo della scuola contro la verifica biometrica
L’introduzione dei nuovi sistemi di verifica biometrica dell’identità e di videosorveglianza, prevista dal disegno di legge governativo sugli interventi per la prevenzione dell’assenteismo, sta incontrando una decisa opposizione dal mondo della scuola.
“Credevamo che la stagione dei lavoratori pubblici assimilati a fannulloni fosse finita – aveva detto alcuni giorni fa Maddalena Gissi, segretaria della Cisl-scuola –ma dobbiamo purtroppo ricrederci: questo governo rilancia e rafforza un’idea del lavoro pubblico che offende, indigna e preoccupa. Contrastare e prevenire i fenomeni di assenteismo è doveroso, ma non c’è alcuna ragione di farlo utilizzando modalità lesive della dignità delle persone, o prendendo a pretesto gli sbagli di pochi per alimentare un generale discredito sulle pubbliche amministrazioni e sul loro personale”.
La Gissi aveva ricordato che la CISL era stata molto chiara su questo, anche nel novembre scorso, quando nell’audizione in Commissione Lavoro al Senato sul ddl cosiddetto “concretezza”, aveva chiesto di tenere debitamente conto del fatto che le scuole sono caratterizzate da specificità che riguardano tipologia di servizio e particolari garanzie di rango costituzionale operanti nell’ambito del sistema di istruzione, come la libertà di insegnamento e la stessa autonomia scolastica.
La Gissi, nel comunicato stampa dei giorni scorsi, rivolgendosi al ministro dell’istruzione Bussetti che in più occasioni aveva espresso la sua volontà di sostenere e tutelare la dignità professionale del personale scolastico, ha dichiarato “Ha l’occasione per farlo, anche richiamando a più ponderata ragionevolezza i suoi colleghi di Governo”.
Le ha fatto eco qualche giorno dopo, manifestando decisa contrarietà, anche l’ANP che, tramite il proprio Presidente Nazionale, Antonello Giannelli, ha fatto sapere “di ritenere concettualmente sbagliata oltreché offensiva tale decisione”.
“Il ruolo del dirigente non può essere sottoposto a questo genere di controlli e la sua valutazione non può essere frutto del solo conteggio delle ore passate a scuola, in quanto la qualità della prestazione non dipende dal tempo trascorso in ufficio, ma dal livello di raggiungimento dei risultati in relazione agli obiettivi assegnati.
Sarebbe erroneo pensare di raggiungere l’obiettivo di maggiore efficienza ed efficacia del sistema dell’istruzione attraverso metodi offensivi della dignità dei professionisti e lesivi dell’autonomia della figura dirigenziale prevista dall’Ordinamento”, ha concluso il presidente dell’ANP.
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