I test sierologici per gli insegnanti che possono far bene alla scuola in difficoltà

In una intervista rilasciata a La Stampa, l’ex premier Matteo Renzi ha preso posizione sui test sierologici per gli insegnanti: “Test obbligatori per i professori? Assolutamente sì. Di cosa hanno paura, di un prelievo? I professori devono fare test e tamponi, e anche il vaccino”, ha sottolineato l’ex premier.

La sua posizione è vicina a quella di Cittadinanzaattiva che nei giorni scorsi, attraverso il segretario generale Antonio Gaudioso, aveva esortato i docenti a sottoporsi al test sierologici, affermando: “A pochi giorni dall’inizio delle lezioni, ci troviamo di fronte a situazioni che non vanno nella direzione di garantire la riapertura delle scuole in piena sicurezza per studenti e personale scolastico. Sebbene i test sierologici non siano al momento obbligatori, ribadiamo una volta di più che c’è una differenza tra diritto individuale ed interesse generale che, in questo momento, è quello che le scuole ripartano in piena sicurezza e nessuno può scaricare le responsabilità su altri”.

Perché gli insegnanti dovrebbero fare il test sierologico? Si chiedeva il Corriere della Sera in un bel servizio di alcuni giorni fa. “In caso di test sierologico positivo, il docente sarà sottoposto a test molecolare (tampone) presso il Dipartimento di prevenzione dell’Asl competente non oltre 48 ore. L’obiettivo è per essere certi che non sia in corso la malattia. In attesa dell’esito del tampone è necessario mettersi in isolamento fiduciario (l’esito è garantito entro 72 ore anche se in questi giorni si sono registrati ritardi). Se il tampone dovesse risultare positivo scatta la quarantena obbligatoria come da protocollo, anche in assenza di sintomi, fino alla dichiarazione di guarigione con doppio tampone negativo. Se invece il tampone risultasse negativo l’insegnante può iniziare l’anno scolastico in sicurezza e con una certa tranquillità personale: significa che ha incontrato il virus (e che molto probabilmente almeno per qualche mese non dovrebbe riammalarsi anche se non c’è ancora una certezza scientifica), che ha prodotto anticorpi (anche se ancora non sa per quanto tempo duri l’immunità) e soprattutto che non è infettivo: la condizione ideale per un insegnante dal momento che sappiamo che gli adulti, rispetto ai bambini più piccoli, sembrano diffondere di più il virus”. 

Anche Tuttoscuola esorta i docenti a sottoporsi ai test sierologici, un piccolo sacrificio che farebbe onore alla categoria talvolta in crisi di consenso.

Ci piace segnalare il gesto di una dirigente scolastica romana che, nonostante vada in pensione dal 1° settembre 2020, si è sottoposta al test sierologico, portandosi dietro la quasi totalità del personale docente e Ata della sua istituzione scolastica. Un bell’esempio di senso civico!