I tanti sassolini di Lucia Azzolina, con una bella storia da raccontare

Alle pagine 28 e 29 del libro scritto dall’ex ministro (non ci tiene ad essere chiamata ministra) Lucia Azzolina, intitolato La vita insegna (Baldini+Castoldi, dicembre 2021) compare una selezione dei molti insulti violentemente sessisti da lei ricevuti nei tredici mesi in cui, dopo quattro mesi da sottosegretaria di Lorenzo Fioramonti (spesso “assente non giustificato” al MI, dice), si è trovata a sostituirlo alla guida del ministero di viale Trastevere. E non manca di sottolineare che tra i suoi principali persecutori, “sessisti da tastiera”, c’era anche un docente sindacalista poi improvvidamente chiamato al Ministero da Rossano Sasso, sottosegretario del suo successore Patrizio Bianchi (e da questi comunque subito licenziato), un leghista “famoso per aver confuso Dante con Topolino” (p. 153).

È solo uno dei tanti sassolini che Lucia Azzolina ha voluto togliersi pubblicando questo esuberante e colorito libro autobiografico, il cui sottotitolo è “Dalla Sicilia al Ministero, il viaggio di una donna che alla scuola deve tutto”. Ce n’è per tutti, per lo stesso Bianchi che prima di diventare ministro aveva sostenuto, come presidente del comitato degli esperti (ma incontrava “solo i rappresentanti del Pd”), che a settembre si sarebbero dovute formare “classi di massimo 15 alunni” ma poi, da ministro, ha detto che “fino a 26 alunni non possiamo parlare di classi pollaio” (pp. 94-96). Nel mirino della Azzolina finiscono i giornali (cita esplicitamente la Repubblica, il Corriere della Sera e L’Espresso per episodi specifici), afflitti da una “gigantesca ansia da prestazione” che li spinge a fare disinformazione “in barba a ogni principio di deontologia professionale” (p. 91). Molto polemica con il Pd di De Luca e Emiliano (e Zingaretti), salva solo Luigi Berlinguer, che la va a trovare e le dice “Sta facendo molto bene, vada avanti. E si rassegni, l’Italia non ama i ministri dell’Istruzione, quando sono tali” (p. 129).

Livida nei confronti di Matteo Renzi, leader di una “destra camuffata, la destra che ancora non sa di esserlo” (pag. 26), dedica non poche pagine pesantemente critiche nei confronti dei sindacati soprattutto per la loro opposizione ai concorsi e alla selezione per merito e per aver proclamato uno sciopero per l’ultimo giorno di scuola (giugno 2020) al quale ha partecipato solo lo 0,5% della categoria: “vivono sulla luna”, dice Azzolina (p. 77).

Insomma, dopo tredici mesi vissuti in trincea nel Palazzo della Minerva, dominati da una catastrofe mai affrontata nella storia della Repubblica, la pandemia, risponde a tanti in questo libro “Lucia: grillina, altezzosa, quel che anzitutto colpisce di lei sono le labbra scarlatte”, come l’aveva descritta L’Espresso quando ancora da sottosegretaria aveva partecipato a un dibattito in TV sfoggiando un rossetto rosso. “Io, da quel giorno, decido di non toglierlo più”, si legge a p. 27.

Ma questo libro è anche una bella storia di vita e di scuola, la storia di una giovane siciliana di modesta estrazione economica e sociale che trova nei libri e nello studio la sua strada nel mondo. Una donna che crede nella scuola e nel merito, e che fa le sue battaglie dimostrandosi anche coraggiosa, come ricorda Liliana Segre nella sua limpida prefazione: “Appena nominata ministro, volle venire a trovarmi a casa a Milano (e) venne da me con i mezzi pubblici, in metropolitana, senza macchine di servizio e di scorta. Di sicuro un modo inusuale di presentarsi per una esponente politica di governo”. (O.N.)

© RIPRODUZIONE RISERVATA