I sindacati in piazza contro la legge di stabilità

Nei 531 commi che compongono l’unico articolo della legge di stabilità approvata al Senato con voto di fiducia su un maxiemendamento del Governo, non c’è traccia di provvedimenti sulla scuola, fatti salvi due formali interventi tecnico-amministrativi relegati proprio in fondo al testo.

La scuola ha già avuto: il massimo sforzo possibile il Governo e il Parlamento l’hanno prodotto con la recente legge 128 che ha convertito il DL 104 per il rilancio dell’istruzione.

Ma proprio contro quel vuoto della legge di stabilità in materia di istruzione hanno manifestato sabato unitariamente i sindacati rappresentativi della scuola, i tre confederali (Cgil, Cisl e Uil), lo Snals e la Gilda.

La prima protesta riguarda la penalizzazione della categoria doppiamente colpita dal blocco del contratto e delle progressioni di carriera. Secondo uno studio della Uil Scuola, il blocco del contratto unito al blocco degli scatti di anzianità si traduce in mille euro all’anno in meno per un collaboratore scolastico, e da 2.500 a 3.000 euro all’anno per gli insegnanti.

Poi c’è anche il grido di allarme per una scuola ormai al collasso per le conseguenze dei tagli alle risorse e ai posti di lavoro. Non casuale la scelta di manifestare di fronte al Parlamento, per chiedere scelte legislative che finalmente considerino la scuola come risorsa strategica su cui investire.

La piattaforma della mobilitazione chiede innanzitutto una modifica della legge di stabilità, il ripristino degli scatti di anzianità, l’avvio del negoziato sul contratto, sia per la parte normativa che economica, il contrasto alla precarietà attraverso un nuovo piano triennale di assunzioni, non bastando, ovviamente, quello varato pochi giorni fa con il DL 104.

È stata una tappa di una mobilitazione – hanno dichiarato i sindacati – che proseguirà fino a quando non saranno ottenute risposte adeguate, includendo anche ulteriori iniziative più ampie e determinate, compreso lo sciopero generale.