I NEET, problema soprattutto italiano/1

I giovani tra i 20 e i 24 anni che risultavano NEET (non impegnati in attività lavorativa, nello studio o in formazione) sono stati l’anno scorso nei Paesi OCSE pari in media al 16,3% per i maschi e al 19,4% per le femmine, e nei Paesi dell’Unione Europea pari al 17,6% per i maschi e al 18,2% per le femmine.

Il dato risulta dal rapporto annuale dell’OCSE, Education at a Glance, reso noto nei giorni scorsi e relativo all’anno 2014.

Se questi dati rappresentano il quadro medio generale, le situazioni dei diversi paesi risultano invece molto articolate con posizioni anche notevolmente diverse.

È il caso, purtroppo, dell’Italia che, sia per i maschi che per le femmine, non solo si situa ben al di sopra di quei valori medi (la percentuale italiana è quasi doppia della media degli altri Paesi), ma, rispetto a tutti gli altri Paesi, si trova in fondo a questa non invidiabile classifica.

La percentuale dei NEET dei nostri ragazzi tra i 20 e i 24 anni è 34,6% dei maschi e del 35,1% delle femmine.

In valori assoluti quelle percentuali a quanto corrispondono?

Secondo i dati ufficiali dell’Istat relativi alla popolazione italiana per il 2014 i ragazzi di età compresa tra i 20 e i 24 anni erano 3.082.634, di cui 1.581.438 maschi e 1.501.196 femmine.

Conseguentemente i maschi NEET sono stati l’anno scorso 547.178, le femmine 526.920 per un totale complessivo di 1.047.097, pari al 34,8%.

Un terzo dei nostri giovanissimi è, dunque, in questa situazione drammatica.

Nel confronto di genere l’Italia non si differenzia dalla media degli altri Paesi, anche non europei: anche in Italia le ragazze sono più NEET  dei loro coetanei e costituiscono l’anello più debole di questa criticità sociale.