I livelli di povertà cambiano ma il MPI non lo sa

Niente di nuovo nei recenti decreti ministeriali emanati il 24 luglio scorso per l’erogazione, da una parte, di borse di studio agli studenti meno abbienti della fascia dell’obbligo e delle superiori per un importo di 154.937.070 euro (300 miliardi delle vecchie lire) e, dall’altra, per l’attribuzione di contributi agli studenti di scuola media e delle superiori per l’acquisto di libri di testo per un importo complessivo di 103.291.000 euro (200 miliardi delle vecchie lire).

Il “niente di nuovo” non si riferisce solamente all’entità delle cifre erogate che sono, precise precise, le stesse da cinque anni a questa parte, perché tanto è il budget specifico previsto dalle leggi n. 448/1998 e n. 62/2000 di berlingueriana memoria.
Ma il “niente di nuovo” riguarda anche, stranamente, i parametri con i quali questi 500 miliardi delle vecchie lire vengono distribuiti ai diversi livelli territoriali.

Il primo parametro è quello relativo alla percentuale di famiglie con un reddito annuo inferiore ai 15.493,71 euro (30 milioni delle vecchie lire), individuato regione per regione sulla base dell’analisi dei consumi delle famiglie rilevati dall’Istat.
I valori parametrali di questo indice di povertà, in prima applicazione, vennero definiti dall’Istat nel 2002 ed erano riferiti, nella miglior delle ipotesi, all’anno 2001.

Nel 2003 erano però gli stessi, idem nel 2004 e nel 2005. E, cinque anni dopo (2006), i valori di quei parametri sono ancora gli stessi, identici anche nei decimali, come se le percentuali di famiglie che non raggiungono il livello dei euro annui non avessero subito alcuna variazione e per nessuna regione.

Ma c’è dell’altro. Il numero degli alunni di ciascuna regione, da cui viene determinato il potenziale di studenti interessati alla erogazione delle borse di studio e ai contributi per l’acquisto di libri di testo, nonché il conseguente ammontare dei fondi assegnati, è rimasto sempre lo stesso con quantificazione all’unità, nel 2003, nel 2004, nel 2005, nel 2006.

Non sarebbe il caso per l’anno prossimo di aggiornare parametri di povertà e livelli di popolazione scolastica per cercare una distribuzione delle risorse più equa e più attendibile?