HIV sconosciuto tra i giovani, l’allarme degli infettivologi

È un allarme che puntualmente ritorna, che viaggia di pari passo con la scarsa informazione dei giovani e la disattenzione dei media: i ragazzi, i 17enni in particolare, spesso non conoscono i rischi connessi con l’AIDS.

Da un’indagine attuata negli ultimi cinque anni scolastici su 12.685 studenti, si scopre che resiste un’alta percentuale di giovani, principalmente maschi (anche se in calo, dall’11% al 5.5% in cinque anni) che dichiarano di non aver mai sentito parlare di HIV/AIDS. Non solo. Più in generale, emergono dalla ricerca poche conoscenze riguardo alle modalità di trasmissione del virus e ai metodi per proteggersi.

L’indagine promossa dall’Associazione Nazionale per la Lotta contro l’AIDS (ANLAIDS) ha permesso di analizzare 12.685 questionari anonimi somministrati prima di un intervento formativo in 67 Istituti Scolastici pubblici in Lombardia, Lazio ed Emilia Romagna (39% licei, 54% istituti tecnici, 7% istituti professionali), prevalentemente concentrati nelle aree metropolitane di Milano e di Roma. In 30 di questi istituti inoltre è stato possibile disporre di dati riguardanti interventi effettuati consecutivamente sulle classi terze di anni successivi.

I ragazzi che dichiaravano di non aver mai sentito parlare di HIV/AIDS prima dell’intervento informativo in corso raggiungeva l’8% (l’11% nei maschi) nel 2013-2014, per poi scendere significativamente negli anni successivi ( 3,1% nelle femmine e 5,5% nei maschi nel 2017-2018).

Tra i fattori di rischio indipendentemente associati alla totale ignoranza del problema il sesso maschile, l’essere studenti di scuole professionali o di istituti tecnici rispetto ai liceali, avere uno o entrambi i genitori stranieri.

“In una scuola che accoglie sempre più ragazzi provenienti da altre culture, anche gli interventi di prevenzione e di educazione alla salute devono tenere conto dei diversi percorsi individuali dei ragazzi – commenta Massimo Galli, Presidente Simit-Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali, che è anche responsabile scientifico del Progetto Scuola di Anlaids fin dalla sua costituzione – Va poi ricordato che l’indagine è stata attuata prevalentemente in scuole di aree metropolitane e in cui spesso gli interventi formativi sono stati ripetuti per più anni consecutivi, facilitando la comunicazione tra pari. È quindi possibile che la totale ignoranza del problema tra i ragazzi sia fenomeno anche più diffuso di quanto emerga da questi dati”.

L’impressione – commenta ancora Galli – è che i ragazzi considerino l’argomento come un tema scolastico, estraneo al loro vissuto e tale da meritare un approfondimento in internet o un confronto con gli amici solo per una minoranza. Il dato ribalta completamente i risultati ottenuti in un campione analogo a Milano negli anni tra il ’98-’99 e il 2000-2001, in cui gli amici e in minor misura la famiglia occupavano i primi posti come fonti d’informazione e ambiti di confronto. La caduta di attenzione rispetto al problema emerge soprattutto sul dato riferito alla famiglia, che è costante negli ultimi anni”.