Gli Uffici scolastici messi a dura prova

Alcune critiche di scarsa efficienza rivolte nei giorni scorsi in via generica ad uffici scolastici regionali o provinciali (tra cui è spiccato il comunicato stampa della Cisl Scuola nazionale, riportato anche da Tuttoscuola) hanno richiamato l’attenzione sulla macchina amministrativa del sistema scolastico. Una macchina che, soprattutto nella consueta fase di avvio dell’anno scolastico, vive momenti critici. Ma una macchina che riesce, non bisogna dimenticarlo, a gestire circa un milione di addetti e a mettere in movimento quell’”azienda scuola” che per dimensioni è la più grande del Paese.
Tutti i cittadini vorrebbero massima efficienza e risultati di piena funzionalità, ma non si può ignorare la situazione oggettiva in cui versano molti uffici scolastici (regionali e provinciali) a causa della pesante, crescente carenza di organici, del blocco del turn over di dirigenti di alta professionalità e del notevole carico di adempimenti per le nomine che provvedimenti normativi degli ultimi anni hanno reso complesso a fronte delle risorse umane disponibili. Inoltre ci si muove in un quadro di accentuata conflittualità, con ricorsi promossi in tutte le sedi.
Quest’anno, in piena estate e in periodo di ferie, sono state immesse in ruolo 60 mila persone: un’operazione non facile da portare a termine entro il 31 luglio tra graduatorie ad esaurimento, graduatorie di concorsi, rinunce e assegnazione di sedi. 60 mila persone che già nel primo mese di lavoro hanno potuto ricevere, comunque, regolare stipendio, grazie all’azione sinergica di almeno due diverse amministrazioni (istruzione e tesoro).
Poi, immediatamente dopo, gli stessi uffici hanno dovuto provvedere alle nomine dei supplenti annui: altri 170 mila almeno (tra docenti e Ata).
Prima di sparare sul pianista bisognerebbe, forse, cercare di capire perché vi è questo stato critico in molti uffici scolastici periferici e cercare, forse altrove, le responsabilità per queste condizioni della macchina burocratica.
Il gioco delle accuse reciproche rischia di essere inutile e forse anche dannoso. La scuola può essere migliorata solo se ognuno – politica, amministrazione, organizzazioni sindacali – fanno la propria parte con buon senso, equilibrio e attenzione in primo luogo al bene collettivo.