Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Gli studenti milanesi rinunciano all’insegnamento della religione. E gli altri?

Ha destato scalpore, nei giorni scorsi, la notizia di un calo di opzioni per l’insegnamento della religione cattolica a Milano, soprattutto negli istituti superiori, accompagnata dalla preoccupazione della diocesi milanese per il fenomeno.
Ma se Milano piange, Firenze e Torino non ridono. Infatti in Toscana e in Piemonte si raggiunge e supera quota 30% di no all’insegnamento della religione cattolica tra gli studenti delle superiori, mentre in Lombardia il no è sul 22%. Meno interessati alla materia dei lombardi ci sono i liguri (27,5%), i friulani (24,2%) e gli emiliani (23%). I veneti completano un quadro che divide, anche su questa scelta, il nord dal sud del Paese. Basti pensare, ad esempio, che gli studenti campani delle superiori dicono di no all’insegnamento religioso nella misura dell’1,2%.
Le autorità religiose stanno da tempo valutando il fenomeno, cercando di individuarne le cause, soprattutto riguardo alla differente distribuzione territoriale. Tra le cause specifiche si fa riferimento ad una maggiore secolarizzazione della società civile settentrionale e ad una maggior emancipazione giovanile rispetto ai tradizionali legami con le famiglie.
Se si tiene conto dell’opzione negativa degli studenti dalla scuola dell’infanzia alle superiori, è il Piemonte a guidare questa particolare graduatoria con il 19,7% di studenti che non si avvalgono di tale insegnamento, seguiti dai toscani e dagli emiliano-romagnoli.
In coda, nell’ordine, gli studenti della Puglia, della Basilicata, del Molise e (ultima) della Campania.

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