Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Gli insegnanti di religione in ruolo tra le polemiche

Il 15 luglio la Camera ho approvato in via definitiva la legge che prevede l’immissione in ruolo degli insegnanti di religione cattolica. Una legge per certi aspetti storica, contrastata dalla sinistra e sostenuta trasversalmente dai partiti dell’area cattolica della Margherita e dell’Udeur.
Non si tratta solamente di una sanatoria di un precariato speciale, perché per questo vi sarebbe stato maggior consenso. È una legge che intreccia in modo esclusivo il potere dello Stato italiano e quello della Santa Sede, ben oltre i limiti finora consentiti dall’Intesa concordataria per il semplice incarico annuo per i docenti di religione cattolica.
Saranno docenti dipendenti dello Stato a tutti gli effetti (giuridici ed economici), ma avranno sempre bisogno del benestare dell’autorità ecclesiastica, senza il quale potranno essere radiati dai ruoli dei docenti di religione, ma manterranno il diritto a permanere nei ruoli dei docenti passando ad altro posto di insegnamento laico.
Soprattutto per questo aspetto del posto, garantito comunque anche in caso di perdita di idoneità, hanno preso le distanze dalla legge l’Uil scuola e, ancor più duramente, la Cgil-scuola, mentre la Cisl-scuola ha sempre mantenuto pieno il suo appoggio al disegno di legge.
Nella passata legislatura l’Ulivo presentò e appoggiò una legge analoga che, dopo l’approvazione di un ramo del Parlamento, non centrò il bersaglio.
Il ministro Moratti e l’attuale maggioranza hanno ripreso quell’eredità legislativa incompiuta e l’hanno condotta in porto con qualche semplificazione che ha consentito ai Ds di sfilarsi dall’incomoda posizione di sostenitori che avevano avuto in passato (con qualche lacerazione interna).

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