Giovani salvate il pianeta Terra: riflettiamo sul ruolo della Scuola e dell’Università

Di Carlo Chianelli,  Coordinatore Scientifico della Rete di scuole Natura & Cultura

Non c’era bisogno che Luca Parmitano ci avesse informati che dallo spazio sono visibilissimi i segni di degrado del Pianeta Terra: il deserto che avanza, i ghiacci che si sciolgono, la furia dei venti a velocità mai raggiunte fino ad ora che sterminano milioni di piante secolari sfigurando interi territori visibili appunto dal satellite, le devastanti alluvioni sempre più frequenti, le tempeste monsoniche che colpiscono duramente la terra ed i suoi abitanti e potremmo continuare. Ormai, nel nostro piccolo, tutti ci stiamo accorgendo che il pianeta Terra sta male. Di fronte a tutto ciò i più grandi Paesi produttori di CO2, o quelli che stanno devastando con sempre maggiore voracità i polmoni del Pianeta, vedi Bolsonaro in Brasile, sembra che non siano interessati a porre rimedio a questa allarmante situazione. Ognuno di loro guarda il dito invece che la luna e così il carbone fa prendere voti a Trump, la distruzione dei ghiacciai permette a petroliere, a navi container e, perché no, alle grandi navi da crociera di accorciare i loro percorsi o di esplorare zone prima irraggiungibili. Stiamo quindi consegnando un Pianeta a figli e nipoti che sarà sempre più inospitale e allora? Dobbiamo stare a guardare la distruzione senza colpo ferire? I giovani, con in testa Greta, si stanno mobilitando in tutto il mondo, ma possono da soli vincere questa decisiva battaglia per la vita? La risposta è fin troppo semplice, ma qui entra in ballo uno strumento fondamentale che può far pendere la bilancia dalla parte di una società più giusta, più rispettosa, più solidale, più attenta alle leggi del Pianeta: la formazione e quindi in primis il ruolo che scuola e università dovranno giocare per contribuire alla salvezza della nostra Sorella Terra.

È dalla formazione di bambini, giovani e adulti che possiamo vincere una battaglia decisiva per le sorti dell’umanità. Giustamente l’Agenda 2030 non parla solo di difesa dell’ambiente, ma di sviluppo sostenibile, di una società con più giustizia sociale, meno squilibri tra povertà inaccettabili con le quali ancora convivono miliardi di uomini e scandalosa opulenza. Si muore per mancanza di cibo in una parte del mondo e in altre parti si muore per diete troppo ricche di proteine e grassi.

Il convegno che la rete di scuole Natura & Cultura ha organizzato a Todi il prossimo 4 ottobre, data non scelta a caso e di cui si allega il programma, vuole dare un suo contributo per riflettere sul ruolo che la Scuola e l’Università possono, debbono avere per contribuire a salvare il nostro unico Pianeta. Il tema è talmente vasto e importante da far tremare i polsi, ma è partendo dal basso, da tante iniziative da costruire nei territori del mondo che si può pensare di affrontare in modo più incisivo di quanto si è fatto a tutt’oggi i problemi legati alla sopravvivenza dignitosa dell’umanità.

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Il modello che proponiamo con questa nostra iniziativa è semplice e, speriamo, efficace. La centralità che abbiamo dato a due relatori importanti Andrea Tilche già membro della CE ed esperto riconosciuto in cambiamenti climatici e Rosa DE Pasquale referente ASviS di Istruzione, Formazione e Cultura, associazione alla quale come Rete siamo Associati. Ci saranno poi sempre la mattina contributi da parte di docenti e studenti di alcune scuole che in streaming seguiranno i lavori e che hanno posto l’Agenda 2030 tra le priorità nei loro piani di studio. I tre gruppi di lavoro che si insedieranno nel pomeriggio dovranno far tesoro delle relazioni e del dibattito della mattina. Questi saranno coordinati da tre DS ognuno dei quali ha maturato sul campo importanti esperienze nel settore della formazione con pratiche educative tese a dare centralità allo studente e a inserire la  scuola nel tessuto territoriale . Poi la prof Antonella Bachiorri dell’Università di Parma incomincerà a delineare un percorso di formazione rivolto ai docenti ma che poi sarà utilizzato nelle classi con gli studenti.

E’ nostra intenzione cioè aprire o meglio inserirci in un dibattito che ha per tema lo sviluppo sostenibile dando continuità anche con uno specifico corso di formazione a quanto emergerà dal dibattito nel Convegno del 4 ottobre e alle tante iniziative che si vanno costruendo su questi temi.

Noi non sappiamo quanto riusciremo a contribuire perché a partire dalle nostre scuole si faccia comprendere a bambini, ragazzi, docenti, genitori l’importanza di lavorare per un mondo più giusto, più rispettoso dell’ambiente, per uno sviluppo che non distrugga ciò che invece deve essere conservato. Un mondo che sappia valorizzare uomini e cose che sappia vivere in modo più frugale.

Si dice che a volte valanghe devastanti nascono da piccole palle di neve: ecco cerchiamo, uomini e donne di buona volontà, di essere devastanti per uno sviluppo che ha distrutto spiagge, città, boschi e foreste che ha inquinato mari ed oceani, che è responsabile dell’estinzione di tante varietà di flora e fauna e di contribuire invece a un mondo di pace.

La formazione può essere il grimaldello e quindi scuola e università debbono sentirsi più responsabili, più attori dinamici e propositivi di uno sviluppo consapevole e rispettoso delle leggi del Pianeta.

Spesso di fronte a dati che vengono resi noti si guarda ai risvolti prettamente economici di breve respiro (appunto si guarda il dito e non la luna) senza pensare, non solo agli aspetti sociali, ma anche alle potenzialità che vengono distrutte. Si pensi, è un solo esempio che qui voglio citare, ai NET, anche in questo il nostro Paese è maglia nera in Europa con punte, specie al Sud, ma non solo li, che arrivano a superare il 40 %. Quante potenzialità utili per il Paese che il Paese sta sprecando.

Citiamo questo dato, che apparentemente è altra cosa dello sviluppo sostenibile, perché su questo tema la scuola e l’Università debbono fare di più: in fondo diciamoci la cruda verità, spesso ci rifugiamo dietro a bizantinismi compiacenti perché è più faticoso e  ”pericoloso” batterci per far si  certe pratiche rivolte alla qualità di questi settori fondamentali siano messe in atto.

In fondo al SISTEMA spesso non interessa che certi riti, certe sicurezze, certe abitudini, certi equilibri   siano messi in discussione.  

La strada per una società più giusta e solidale, per un Pianeta rispettato nelle sue leggi fondamentali sarà lunga e difficile, ma è la strada che la gente di buona volontà deve assolutamente intraprendere.