Ghizzoni (Pd): Fornero e Profumo garantiscano l’equità

Eliminare l’evidente e iniqua disparità di trattamento riservata ai lavoratori della scuola che, nonostante abbiano maturato il diritto alla pensione, saranno costretti ad iniziare l’anno scolastico“.

La richiesta viene da Manuela Ghizzoni, presidente della Commissione Cultura Scienza e Istruzione, in una interrogazione al Ministro del Lavoro e al Ministro dell’istruzione.La riforma Fornero – spiega Ghizzoni – non differenzia in alcun modo la normativa previdenziale relativa al comparto scuola rispetto a quella degli altri settori pubblici e privati, non tenendo in conto che i lavoratori della scuola possono andare in pensione un solo giorno all’anno, il 1 settembre, indipendentemente dalla data di maturazione dei requisiti. È un vulnus che è stato riconosciuto anche dai Giudici del Lavoro dei Tribunali di Oristano, di Torino, di Venezia e Siena,  che hanno accertato il diritto dei lavoratori ad essere collocati in quiescenza dal 31 agosto 2012. La “finestra speciale”, di cui hanno sempre beneficiato i lavoratori della scuola nelle precedenti normative, è legata alla salvaguardia della qualità e continuità del servizio scolastico e per questo non un privilegio di pochi ma un esigenza legata ad un bene comune: l’istruzione dei nostri alunni. I ministri Fornero e Profumo sono chiamati a intervenire – conclude la Presidente Ghizzoni – per garantire il rispetto della specificità della condizione del personale della scuola e conseguentemente l’equità di trattamento tra tutti i lavoratori in relazione ai requisiti per il pensionamento, consentendo anche di incrementare le immissioni di docenti giovani all’interno della scuola, riducendo il precariato e contrastando un’anomalia propria dell’Italia, che risulta essere il Paese dell’Unione europea con la percentuale più alta di insegnanti ultra cinquantenni e quella più bassa di insegnanti al di sotto dei 30 anni.

L’interrogazione è rivolta ai ministri Fornero e Profumo, ma si ha l’impressione che una risposta chiara – in questo come negli altri casi che implicano aumenti di costi per il bilancio pubblico – potrebbe venire solo dal ministro dell’economia, se non addirittura dal presidente del Consiglio.