Gelmini/2. Niente riforme. Cambiare il metodo

Nelle sue comunicazioni alla Camera Mariastella Gelmini non si è limitata a fare appello alla più ampia collaborazione. Ha anche accennato ad alcuni dei più importanti nodi della politica scolastica, dal compimento dell’autonomia alla urgenza di un efficace sistema di valutazione, dalla valorizzazione del merito a tutti i livelli (ha citato il recente bestseller di Roger Abravanel Meritocrazia) alla avvilente condizione economica e professionale degli insegnanti.

Ma si è ben guardata dal parlare di riforme, esprimendo verso di esse una diffidenza ancora più accentuata rispetto a quella manifestata dal suo predecessore Fioroni. “Abbiamo imbullonato e sbullonato leggi e decreti, badando più al colore politico che alla sostanza dei problemi“, ha detto, ma “oggi dovremmo tutti renderci conto che abbiamo bisogno di buona amministrazione, di buongoverno, di semplificazione e di chiarezza“. Perciò proporrà modifiche legislative “solo laddove sia strettamente necessario“, e cercherà di contenere “l’irresistibile tendenza burocratica a produrre montagne di regolamentazione confusa e incomprensibile“. Insomma, cambiare il metodo è più importante che cambiare il merito.

Per esempio, ha detto, “non basta elevare sulla carta l’obbligo scolastico“. Bisogna piuttosto “offrire al Paese una scuola che ciascuno, secondo le proprie propensioni individuali, consideri strumento utile e necessario“. Per farla, servono buonsenso, pragmatismo e soluzioni condivise.

Sulla questione forse più delicata, quella degli insegnanti, il ministro ha citato con favore il programma del Partito democratico, là dove parla di “una vera e propria carriera professionale degli insegnanti che valorizzi il merito e l’impegno” e sempre al programma del PD si è rifatta parlando di “un nuovo salto nell’autonomia degli istituti scolastici, facendo leva sulle capacità manageriali dei loro dirigenti all’interno di organi di governo aperti al contesto sociale e territoriale sulla valutazione sistematica dei risultati“.