Gelmini tra politica scolastica e… politica

Si fanno sempre più frequenti gli interventi del ministro Mariastella Gelmini su temi di politica generale, quasi a voler dare sostanza alle voci più volte circolate su un suo prossimo diretto impegno nel partito: in ciò che resta del Pdl, diroccato dalla secessione di Fini e di buona parte dell’ex AN, oppure nel costituendo nuovo soggetto politico al quale si dice che il presidente Berlusconi stia già lavorando.

Ci si chiede se questo maggiore e più diretto impegno a livello di partito sarebbe compatibile con l’incarico di titolare di un ministero, come il Miur, impegnato in una riforma strutturale dell’università, e nel riordino – certamente complesso e impegnativo – del sistema scolastico preuniversitario. Ci si chiede inoltre in quale scenario si collocherebbe l’impegno di Gelmini in politica.

Al primo interrogativo è relativamente facile rispondere: se all’attuale ministro dell’istruzione fosse affidata la guida unica del nuovo partito berlusconiano la rinuncia al ministero sarebbe obbligata. Se invece Gelmini fosse chiamata a far parte di un organo collegiale – qualcosa di simile al triumvirato Bondi La Russa Verdini – sarebbe più gestibile il mantenimento dell’incarico ministeriale.

Quanto al secondo interrogativo le dichiarazioni rese in varie occasioni da Gelmini lasciano intendere una sua netta preferenza per la conferma di uno scenario bipolare, senza aperture verso l’Udc e il ‘terzo polo’, e con qualche disponibilità – caso mai – a convergenze bipartisan su specifiche questioni. Ipotesi e supposizioni ancora premature, ma forse non per molto.