Gelmini sul maestro unico: "Perché pagare tre insegnanti, quando uno è sufficiente?"

Stamane il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini è intervenuta alla trasmissione radiofonica “Radio anch’io”.

Nel corso della conversazione, che l’ha vista interloquire a rotazione con Mariapia Garavaglia, ministro dell’Istruzione del governo ombra, con Massimo Di Menna, segretario della Uil Scuola, con il professor Giuseppe Bertagna e con i radioascoltatori, l’inquilino di viale Trastevere ha difeso le proprie scelte di politica scolastica, a partire dalla necessità di razionalizzare e riqualificare la spesa e di premiare il merito.

Il ministro ha definito come irresponsabili le notizie di stampa circa una cancellazione del tempo pieno e del sostegno agli alunni diversamente abili. “Verrà meno il meccanismo della compresenza (degli insegnanti) – ha chiarito la Gelmini -, ma non verrà meno il tempo pieno, anzi lo aumenteremo e lo miglioreremo. Il governo si rende conto che molte madri lavorano e intende venire incontro alle esigenze delle famiglie”. Sul sostegno, il rapporto rimarrà quello di un insegnante per ogni due alunni diversamente abili.

Al centro della trasmissione ovviamente c’è stata la questione del ritorno al maestro unico, previsto per l’anno scolastico 2009-10. Rispetto alle critiche dei sindacati e dell’opposizione, di aver eluso la discussione in Parlamento, il ministro ha spiegato che l’inizio differito di un anno consentirà un dialogo sul maestro unico, che però “risponde a una scelta pedagogica precisa, il fatto per il bambino di avere un unico punto di riferimento”, in continuità con la figura materna.

Inoltre il maestro unico consentirà di ridurre i costi. “Perché i contribuenti devono pagare tre insegnanti quando uno è sufficiente?”, ha chiesto il ministro ricordando che il 97% della spesa per la scuola “è bloccata” attualmente dagli stipendi.

Per effetto del provvedimento sul maestro unico, la titolare dell’Istruzione si attende un taglio del 7% alla spesa complessiva e la riduzione in tre anni di diverse migliaia di posti nell’insegnamento.