Gelmini scende in Italia, ma sale nella considerazione internazionale

Secondo un sondaggio realizzato nei giorni scorsi dalla Ipr Marketing per il giornale “la Repubblica” il ministro Mariastella Gelmini è quello che paga il prezzo più alto nella perdita di popolarità che ha investito l’intero governo nell’ultimo mese: meno 5%, seguita da Tremonti con meno 4% e Brunetta con meno 3%.

La luna di miele con gli elettori sembra essere già finita“, commenta il quotidiano romano, “anche se il Cavaliere mantiene un significativo gradimento” a livello personale. Il PDL perde invece il 4%, a favore della Lega (+2%) e del PD (+2%). Stabili UDC e IDV (Di Pietro).

Il calo di consensi registrato dalla Gelmini, ammesso dallo stesso Berlusconi, sarebbe a suo giudizio da addebitare alla “vasta azione di disinformazione” svolta dall’opposizione. Il rimedio? Una altrettanto vasta campagna di informazione (“Andrò in tv a spiegare la riforma” ha detto il premier), o contro-disinformazione, già in corso per quanto riguarda l’università, dove qualche risultato comincia a vedersi.

Clamorosa, a questo proposito, è la piena approvazione espressa dal settimanale inglese The Economist, una testata in più occasioni molto dura con Berlusconi, per le recenti misure prese o annunciate dalla Gelmini in materia di concorsi universitari, chiusura dei corsi fantasma e delle sedi sottodimensionate, premi alle università “virtuose” (sul piano della qualificazione scientifica). Nel numero in edicola l’autorevole periodico inglese sostiene che tali misure meritano di essere attentamente ascoltate (“deserve a fair hearing“) soprattutto perché rivolte contro i “baroni” (citati in italiano, come la pizza e la mafia), responsabili primi del nepotismo e dei favoritismi che dequalificano le università italiane, “one of the worst managed, worst performing and most corrupt sectors in Italy“.  Parole che non traduciamo per carità di patria. (E perché si capiscono bene anche se non si sa l’inglese).