Gelmini: avanti anche da soli. Gentili (Confindustria): meglio cercare un consenso ampio

Già, ma intanto voi siete scappati dalla scuola…” Così si sentiva dire in sala tra il folto pubblico di insegnanti intervenuti a Roma, a Palazzo Marini, al convegno organizzato dall’ANP (Associazione Nazionale Presidi e Alte professionalità). Erano non pochi, in effetti, i parlamentari di diversa appartenenza poltitica provenienti dalla scuola chiamati a dire la loro sulla spinosa questione della carriera degli insegnanti: i senatori Asciutti (PDL) e Rusconi (PD), l’on. Valentina Aprea (PDL), presidente della commissione Cultura della Camera. In sala, più volte citata, c’era anche l’on. Paola Goisis (Lega), anche lei con un passato di insegnante.

A questa platea, interessata ma un po’ diffidente verso una classe politica che tornava ancora una volta a fare promesse sulla valorizzazione della professionalità docente, si sono rivolti con accenti che sono sembrati diversi il ministro dell’istruzione Mariastella Gelmini (“La necessità di impostare una carriera degli insegnanti non è più procrastinabile)” e il direttore dell’area Education della Confindustria Claudio Gentili (“Serve un consenso ampio, politico e anche sindacale. Gelmini ricordi che sulla valutazione dei docenti si sono bruciati ministri forti come Luigi Berlinguer e il francese Claude Allègre…”).

A conclusione del dibattito, che ha registrato anche un ampio intervento del consigliere di Stato Alessandro Pajno sui ritardi nell’attuazione dell’autonomia delle scuole, il ministro è tornata sull’argomento. Riprendendo una sollecitazione rivoltale dal presidente dell’ANP Giorgio Rembado (“bisogna dire no alla stagione dei no“) Mariastella Gelmini si è detta convinta che in Parlamento si possa aprire un dibattito sulla carriera dei docenti, da definire per via legislativa a partire dal testo della Aprea. Per quanto riguarda i tempi, il ministro ha detto che “siamo come sempre molto in ritardo“, e si è augurata perciò che non ci siano preclusioni aprioristiche da parte dell’opposizione e delle organizzazioni sindacali. Per quanto riguarda il Parlamento, esiste una maggioranza in grado di far valere le sue ragioni. “E sia chiaro che se i sindacati saranno contrari si andrà avanti comunque”.

Insomma, il ministro non sembra molto incline ad ascoltare l’appello di Gentili a cercare un consenso il più ampio possibile. Nel suo intervento Gentili ha citato Bush, che nel 2001 riuscì a realizzare una convergenza bipartisan sulla sua riforma della scuola “facendo proprie le proposte di Clinton“. In realtà la legge “No Child Left Behind” era di Bush, ma furono raggiunti accordi in Senato con Ted Kennedy per modificarla. Ma c’è, nel Parlamento italiano, un Ted Kennedy col quale trattare?