Gelmini assediata, ma non si può fermare

Gli studenti sono in fermento permanente; gli insegnanti hanno fatto uno sciopero con altissimi tassi di partecipazione; i sindacati, praticamente tutti, l’attaccano con durezza; perfino la satira la prende di mira a volte in modo particolarmente aggressivo.

Ma il ministro Mariastella Gelmini non arretra. Anzi, almeno sul fronte universitario, va all’attacco, presentando i suoi recenti provvedimenti (il decreto legge e le Linee guida) come misure “per certi versi quasi di sinistra“: dai 130 milioni di euro in borse di studio per premiare gli studenti meritevoli e capaci ai 70 milioni per le residenze universitarie, ai tagli selettivi per premiare le università migliori e penalizzare quelle che sprecano le risorse pubbliche.

Sul fronte universitario la Gelmini comincia a raccogliere qualche consenso (importante quello della CRUI, Conferenza dei rettori), anche da parte della critica (Mario Pirani su “Repubblica” ha descritto da par suo quanto costa al Paese l’università di Parentopoli), mentre sul fronte scolastico la situazione è più complicata, soprattutto perché è sulla scuola che ricade il grosso dei tagli e le resistenze all’operazione “maestro unico” sono forti ed estese. Ma è proprio dalla scuola che l’attuale governo (come in parte anche il precedente) attende i risultati più significativi sul versante del rapporto “Risparmi e Qualità” (non a caso il titolo del nostro dossier di settembre, tuttora scaricabile dal  nostro sito a questo indirizzo).

Ecco perché la Gelmini non si può fermare. La difficoltà sta nel riuscire ad elevare i livelli di efficienza del sistema salvaguardandone la qualità.