Il grembiule, uguale per tutti (almeno nella scuola elementare), potrebbe diventare obbligatorio, ed essere l’unico segno distintivo ammesso: in tal modo, secondo il viceministro francese dell’educazione nazionale, Xavier Darcos, si porrebbe fine alla disputa sul velo islamico e sulla presenza nelle scuole di altri simboli di carattere religioso o etnico, tutti parimenti esclusi. Si oppone all’idea il ministro dell’interno Sarkozy, ma solo perché a suo giudizio la legge che c’è, varata nel 1989, basta e avanza, dal momento che vieta l’esibizione nelle aule di “simboli religiosi” o di un abbigliamento che li richiami (ma quella legge lasciava un certo margine di decisione alle singole scuole).
Pur con qualche sfumatura al proprio interno la destra francese, a differenza di quella italiana, non rinuncia a far valere il principio della laicità della scuola repubblicana. Una disputa come quella che si è avuta in Italia a proposito del Crocifisso e della eventuale esposizione “parallela” di simboli che richiamino la religione islamica sarebbe impensabile.
In compenso sembra che il governo francese voglia rivedere la struttura della scuola media (Collège), che la riforma Jospin del 1989 aveva impostato su basi unitarie: si tornerebbe a percorsi diversificati, inserendo un canale ad orientamento professionale. La giustificazione è questa: per migliorare i tassi di successo degli allievi scolasticamente più deboli (spesso figli di immigrati di religione islamica o di famiglie povere) si deve costruire un percorso adatto alle loro possibilità e attitudini. Insomma la “differenza“, vietata a livello religioso-simbolico, riemergerebbe a livello istituzionale. Entro la fine dell’anno la proposta sarà formalizzata, insieme ad altre. L’opposizione di sinistra si sta preparando ad una battaglia frontale in Parlamento e nelle scuole, con l’adesione di buona parte dei sindacati degli insegnanti.
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