Giovedì 11 dicembre saranno resi noti i risultati della commissione, presieduta da Bernard Stasi, nominata direttamente dal presidente Chirac per dirimere la spinosa questione del velo islamico a scuola. Un tema che anche in Italia dovrebbe essere guardato con attenzione, visto il crescente numero di studenti di religione islamica nelle nostre aule (circa 100 mila quest’anno, il 20% in più dell’anno precedente).
Intanto l’attuale presidente del consiglio, Pierre Raffarin, ha reso nota nei giorni scorsi la sua propensione a trovare una soluzione di compromesso tra il divieto assoluto di portare il velo in classe (che non dispiacerebbe a Chirac, sostenitore della tradizionale laicità “repubblicana” della scuola statale) e la posizione possibilista del ministro dell’interno Sarkozy. Raffarin vorrebbe inserire la questione nel quadro della nuova legge sull’orientamento, che sarà discussa nel 2004, e che proibirà non di portare, ma di “ostentare” in classe qualsiasi simbolo religioso o politico.
La proposta, fatta pochi giorni prima dell’11 dicembre, ha indispettito i membri della commissione Stasi, un cui autorevole esponente, il consigliere di Stato Remy Schwartz, relatore generale della stessa commissione, ha osservato che in tal modo non cambierebbe niente rispetto alla situazione attuale, perché la valutazione del carattere ostentativo (“ostentatoire”) o meno di tali simboli continuerebbe a ricadere sull’amministrazione e sul personale della scuola, che invece si aspetta indicazioni chiare e univoche in materia, e magari una legge ad hoc.
La vera alternativa al divieto di indossare simboli più o meno esplicitamente riconducibili ad una appartenenza etnico-religiosa è quella prospettata da “Sarko”, come viene familiarmente chiamato l’emergente ministro dell’interno, che si oppone a leggi restrittive in materia e suggerisce di muoversi con la massima tolleranza per evitare che gli studenti musulmani, o di altre religioni, o dei vari gruppi etnici, lascino le scuole statali per dar vita a proprie scuole separate, e ideologicamente molto connotate. Il rischio, dice Sarkozy, è che per voler affermare un astratto principio di laicità e neutralità delle scuole statali, si finisca per favorire il neocomunitarismo, terreno di coltura ideale per il fondamentalismo, islamico e non.
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