Fini per la scuola pubblica. No al modello USA

Sul versante del centro-destra (e forse, in prospettiva, di una nuova aggregazione del centro moderato) si affaccia il nuovo soggetto politico guidato da Gianfranco Fini, che in occasione del suo intervento al Festival del Diritto di Piacenza, compiuto venerdì 24 settembre, ha dedicato ampio spazio alle problematiche educative, sostenendo che “non comprendere che oggi la scuola è l’unico settore in cui dobbiamo investire per un futuro con meno disuguaglianze, significa avere una visione miope“.

Quasi rovesciando la logica leghista di privilegiamento della dimensione locale su quella nazionale ha sostenuto che “solo un aumento complessivo della qualità dell’istruzione può garantire una chance per superare le disparità, le differenze geografiche, sociali ed etnico-linguistiche“.

Il presidente della Camera ha voluto puntualizzare che al nostro Paese non serve un modello di scuola che si avvicini a quello americano (verso il quale, fa capire, si andrebbe se prevalesse una interpretazione del federalismo in senso fortemente decentralizzato, come vorrebbe la Lega). Di più: la scuola pubblica italiana, secondo Fini, deve rimanere centrale, strategica, e non cedere spazio a quella privata. Altrimenti, dice Fini, “noi solo in teoria garantiamo il diritto di studio ma in realtà lo tradiamo perché non mettiamo in campo politiche che permettano a tutti la stessa condizione di partenza“. No quindi alla importazione del modello americano, decentrato e con una scuola pubblica debole, “che porta ad aumentare le disuguaglianze e le divisioni“.

Anche sulla politica scolastica, insomma, il Fli di Gianfranco Fini intende dire la sua, e bilanciare, all’interno del centro-destra (sempre che gli scenari politici non cambino radicalmente) la spinta regionalista della Lega e all’occorrenza anche le aperture alla scuola non statale del Pdl berlusconizzato. Una sfida, tutta politica, anche per Mariastella Gelmini.