Fine di un ciclo/1. Il tramonto del berlusconismo

Potrà Silvio Berlusconi sopravvivere politicamente al tramonto, che appare ormai definitivo, del berlusconismo, inteso – ci ispiriamo qui alla chiave interpretativa offerta da Giovanni Orsina nel suo ‘Il berlusconismo nella storia d’Italia’ – come compresenza delle varie anime del moderatismo e della destra italiana in un unico soggetto politico (o comunque alleanza politica) a guida carismatica del Cavaliere?

Tutto lascia pensare che la risposta non possa che essere negativa. Le divisioni nel centro-destra italiano non sono più ricomponibili non solo perché l’unico personaggio che poteva tentare la ricomposizione questa volta ha fallito, ma anche perché le divisioni riguardano in realtà non Berlusconi ma il dopo-Berlusconi. E la storia insegna che le successioni, nel caso di personalità forti e accentratrici, sono sempre conflittuali, con rare eccezioni.

E’ possibile che Berlusconi come leader del nuovo-vecchio partito ‘Forza Italia’ continui ad avere uno spazio nella politica italiana anche dopo la sua decadenza dal Senato, ma il suo ruolo sarà diverso da quello interpretato dal 1994 a oggi, che è stato quello del federatore e costruttore di coalizioni contraddittorie ma forti e spesso vincenti, come quella tra un partito regionalista come la Lega e uno centralista come AN.

Ora, tramontato il berlusconismo, Berlusconi dovrà dare alla sua forza politica un’identità più precisa, meglio definita anche sul piano programmatico nei diversi settori, compresa la politica scolastica: un campo nel quale il pragmatismo e la spregiudicatezza, che sono stati l’essenza del berlusconismo, hanno dato luogo a politiche incoerenti e a frequenti mediazioni al ribasso, come si mostra nella news successiva.