Finanziamenti alle paritarie: un compromesso non risolutivo
Finanziamenti alle paritarie/1
Il decreto “Rilancio” non è stato generoso con la scuola. Le misure assunte sono di tipo strettamente congiunturale, legate all’emergenza Coronavirus, e valgono solo per l’anno corrente (art. 231). Sul versante delle scuole statali è stato aumentato di 331 milioni il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche “al fine di assicurare la ripresa dell’attività scolastica in condizioni di sicurezza”. Poco più di 39 milioni sono stati stanziati inoltre per garantire lo svolgimento in sicurezza dell’esame di maturità, e di una parte di questi fondi, distribuiti in modo proporzionale al numero di candidati, beneficeranno anche le scuole paritarie sede di esame.
Interamente dedicato alle scuole paritarie è invece l’art. 233 del decreto, che assegna ad esse, ma sempre limitatamente all’anno 2020, un totale di 150 milioni di euro “fino a 16 anni” a titolo di compensazione per il mancato versamento delle rette da parte delle famiglie dovuto alla sospensione dei servizi a seguito delle misure adottate per fronteggiare l’epidemia: 65 milioni per le scuole dell’infanzia, 70 per primarie e secondarie e 15 per il Sistema integrato di educazione e di istruzione (0-6anni).
Insomma il minimo indispensabile (forse) per sopravvivere e per evitare che si scarichi sulla scuola statale il costo dei 300.000 alunni (un terzo del totale) che passerebbero a quest’ultima in caso di chiusura delle paritarie alle quali sono attualmente iscritti. Ma nulla che vada in direzione di quella almeno tendenziale equiparazione sul piano economico con le scuole statali che era nelle richieste e nelle aspettative delle scuole paritarie e anche negli auspici di economisti di ispirazione liberale come Alessandro De Nicola (presidente della Associazione Adam Smith) e i ricercatori dell’Istituto Bruno Leoni, che in un loro recente studio svolgono analisi e considerazioni tempestivamente sviluppate anche da Tuttoscuola già quando circolavano le prime bozze del decreto poi denominato Rilancio.
Partita chiusa? Non è detto. Il decreto passerà ora al vaglio del Parlamento, e si vedrà se verrà raccolto, e in che misura, l’appello trasversale ad incrementare gli investimenti per tutto il sistema scolastico pubblico, comprese quindi anche le scuole paritarie, sottoscritto dai deputati Maurizio Lupi (presidente dell’Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà), Flavia Piccoli Nardelli (PD), Paolo Lattanzio (M5S), Gabriele Toccafondi (Iv), Valentina Aprea (FI), Giancarlo Giorgetti (Lega) e Fabio Rampelli (FdI).
Si vedrà, ma la sensazione è che anche se ci saranno ulteriori aggiustamenti la scuola italiana nel suo insieme resterà largamente sottofinanziata. E che quella paritaria non uscirà in modo strutturale dalla sua condizione di precarietà se non si faranno i conti con i limiti della legge n. 62, come si prova a spiegare nella notizia successiva. (ON)
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