Fa discutere la bozza di programma dell’Unione sulla scuola

È stata diffusa la bozza del programma dell’Unione e, mentre si avvia la riflessione e il dibattito anche sulle proposte per la scuola per un percorso di condivisione, di approfondimento e di integrazione, si registrano le prime prese di posizione.

Critica l’Associazione docenti italiani (www.adiscuola.it), che dopo aver constatato che la scuola, a differenza del 1996 e anche del 2001, non sarà al centro del programma dell’Unione e che, a suo parere, sono opportunisticamente sopite le diatribe fra abrogazionisti e non abrogazionisti, afferma che il “programma dell’Unione si presenta come un catalogo di declamazioni e desideri general generici, obsoleti e stantii. L’errore è di metodo. Manca un’analisi della situazione reale… Affermazioni del tipo ‘La scuola è per gli studenti’ e ‘Vogliamo che i migliori talenti possano essere attratti dall’insegnamento’ sono puri esercizi retorici, come se, consultando la guida Michelin, trovaste scritta l’ indicazione: ‘Il ristorante è per chi vuole mangiare’“.
Il testo – continua l’associazione – non si fonda sull’esame dei dati, anche se i dati non mancherebbero e tutti ci indicano in modo spietato i problemi del nostro sistema d’istruzione. È da questi dati, invece, che bisogna partire e stabilire con precisione gli obiettivi da conseguire nei cinque anni, accompagnati da una rigorosa programmazione della spesa“.

E ci sono anche preoccupanti passi indietro, secondo l’Adi. “Che significa, ad esempio, ‘Il sistema scolastico, inclusa l’istruzione professionale, deve rimanere unitario e nazionale. Tutti i percorsi della secondaria superiore devono avere durata quinquennale’? Significa quello che abbiamo sempre denunciato, e cioè che anche gli istituti professionali saranno ulteriormente licealizzati e sottratti alle regioni. Così, anziché avere l’onestà politica di dire che la gestione di tutta la scuola, non solo dell’istruzione professionale, è regionale sulla base del vigente Titolo V della Costituzione, si ripropone il disastroso attuale centralismo“.