Essere insegnanti, un saggio per riflettere sull’identità dei docenti

Cosa significa essere insegnante oggi? Qual è il suo orizzonte di riferimento? Quali le sue responsabilità? A queste e a molte altre domande prova a rispondere Davide Tamagnini, maestro, formatore, appassionato uomo di educazione che all’interno del suo bellissimo “Essere insegnanti – pratiche di didattiche attiva” alterna momenti di riflessione sull’identità del docente ad approfondimenti di carattere normativo e pedagogico.

È un saggio prezioso questo di Tamagnini perché non ha la pretesa di comunicare informazioni, ma proprio come fa il bravo maestro prende per mano il lettore e lo guida attraverso una serie di domande e di riflessioni che rendono la lettura agile e piacevole. Chi è il docente? Cosa fa? Qual è il giusto equilibrio tra illusione e realtà quando si parla della professionalità docente? A queste e a molte altre domande il maestro Davide dà spiegazioni convincenti, riferendosi di tanto in tanto alla dimensione normativa, educativa, contrattuale e pedagogica.

Molto opportuno il riferimento ai “maestri eterni studenti”, una sorta di hall of fame degli insegnanti che nella storia dell’educazione hanno lasciato un segno tangibile e che il Tamagnini ci presenta in forma incisiva, lasciandoci la voglia di saperne di più.

La seconda parte ci porta direttamente in aula “tra teorie e pratiche” e lo fa coniugando all’infinto quattro verbi chiave fondamentali per qualunque docente, inteso come artigiano del sapere e dell’apprendimento e non come mero trasmettitore di un sapere inerte.

Ho molto riflettuto se scriverveli o no questi verbi, ma poi ho pensato che se lo facessi rovinerei il piacere della scoperta. Ne riporto quindi uno solo, sperando di far venire la curiosità e che decidiate di approfondire la lettura di questo libro così piacevole, così utile.

Tra i verbi scelti da Davide troviamo “Attivare”, un verbo molto caro al movimento di cooperazione educativa e a tutto l’attivismo pedagogico, tra le principali correnti pedagogiche nate il secolo scorso e diffuso in tutto il mondo. La scuola pensata dall’autore è un contesto in grado di attivare la classe e il singolo studente, attraverso attenzioni ai tempi e spazi dell’apprendimento, oltre che a strategie quali l’assemblea di classe.

Leggendo questo bel volume mi sono tornate in mente le parole di Don Milani sull’essere insegnante: “ Spesso gli amici mi chiedono come faccio a far scuola. […] Sbagliano la domanda, non dovrebbero preoccuparsi di come bisogna fare scuola, ma solo di come bisogna essere  per poter fare scuola”. La stessa tensione la trovo nelle riflessioni dell’autore, preoccupato da un lato di fissare i paletti professionali dell’essere insegnanti, ma soprattutto di intervenire sull’ambito personale, corporativo, comunitario dell’essere docenti.

Il saggio “Essere insegnanti” è un agile volumetto che dovrebbe circolare nei gruppi di lavoro e nelle assemblee di docenti, essere inviato nei gruppi WhatsApp degli insegnanti e passato di mano in mano nelle sale docenti, perché oggi più che mai fermarsi a riflettere su cosa significhi essere docenti, considerandone le responsabilità e le potenzialità credo sia un imperativo morale al quale non possiamo più sottrarci. In fondo l’insegnante, nel bene e nel male, è colui che lascia il segno nella pelle e nell’anima dei suoi studenti.

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