Essenzialità e continuità le parole d’ordine del piano Gelmini

Mettiamo a disposizione dei lettori, al pari di quanto stanno facendo in queste ore le principali organizzazioni di rappresentanza della scuola, lo Schema di piano programmatico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministro dell’Economia e delle Finanze, di cui all’art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, da ieri ufficialmente all’esame dei sindacati. E proviamo a darne cenni di lettura, riservandoci ulteriori approfondimenti.

Il testo, scaricabile attraverso questo link, parte dalla premessa che “il nostro sistema d’istruzione sta vivendo da anni una preoccupante crisi i cui effetti sono tra l’altro evidenziati da ricorrenti indagini nazionali ed internazionali”. Per lo schema, il bilancio deludente del sistema dell’istruzione in Italia, è acuito da “una spesa per allievo superiore alla media OCSE” e da “un rapporto insegnanti studenti decisamente più alto rispetto alla media europea”.

La risposta a queste debolezze è interpretata pienamente dall’art. 64 del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112 convertito dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, che recepisce “gli elementi di successo degli apprendimenti” evidenziati nel Quaderno bianco sulla scuola, e si pone in continuità con l’attività legislativa elaborata dal precedente governo di centro sinistra: le leggi finanziarie 2007 e 2008, il cosiddetto decreto mille proroghe, la normativa sull’obbligo di istruzione e la Legge 40/2007, relativa all’istruzione tecnico-professionale.

Questa risposta consiste nella “revisione degli ordinamenti scolastici, dei piani di studio e dei quadri orari”, nell’“attivazione di politiche del territorio efficaci”, nella definizione e nel “riordino del sistema di istruzione professionale corrispondente alle attese ed ai bisogni della collettività”.

Le parole ispiratrici del piano sono “essenzialità” e “continuità”, che il documento ministeriale declina anche e soprattutto nella direzione di un “razionale ed efficace utilizzo delle risorse”, consistente nei noti incremento di un punto del rapporto alunni/docenti, riduzione del 17% del personale ATA, e destinazione del 30% delle economie di spesa “al merito e allo sviluppo professionale del personale della scuola”.