Emergenza Napoli/1: meglio un maestro che un poliziotto

Dobbiamo scommettere sulle nuove generazioni, ha detto Mirella Barracco, presidente della Fondazione Napoli Novantanove al Corriere della Sera. Sono convinta che mille maestri servirebbero più di mille poliziotti. Oggi che le scuole, i monumenti e le chiese sono sommerse dai rifiuti cosa può insegnare un professore? Gli ridono dietro perfino se dice di non buttare le carte a terra. Eppure è da lì che dobbiamo riprendere il cammino, se non vogliamo dichiararci vinti per sempre“.
Dello stesso parere è don Luigi Merola, parroco di Forcella, sotto scorta per proteggerlo dalla camorra: “Meglio un maestro che un poliziotto“. E il regista Rosi al Corriere della Sera ha detto: “… una cosa la farei subito: terrei aperte le scuole fino a sera, dando ai ragazzi la possibilità di studiare e imparare come si sta insieme. Insomma offrendo un’alternativa alla strada“.
Ripartire dunque dalla scuola per formare quelle future generazioni di napoletani che, allo stato attuale, sono destinate a crescere nell’illegalità e nella cultura dell’antistato della camorra e della malavita.
Per questo rilancio della scuola, nel decreto del ministro degli Interni si parla, tra le varie misure straordinarie da adottare per la città di Napoli, di tenere aperte nel pomeriggio le scuole.
Scuola a tempo pieno, dunque, quella che il ministro Amato sembra volere prefigurare nel suo ampio progetto di recupero sociale per la città partenopea, in linea con il programma dell’Unione che punta sulla valorizzazione e sul potenziamento del tempo pieno nella scuola elementare e del tempo prolungato nella scuola media.
Ma le scuole aperte nel pomeriggio possono essere anche il primo concreto esperimento del progetto del ministro Fioroni per la prevenzione della dispersione scolastica negli istituti superiori, che come sottolinea Nicola Mancino, vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura “…è figlia del degrado: il ragazzo deve produrre reddito e, se delinque, induce alla tolleranza. Violare le regole legittima la violenza“.