Emergenza educativa: oltre mezzo milione di giovani abbandona prematuramente istruzione e formazione

La rinuncia a completare il percorso formativo o l’uscita prematura dal sistema d’istruzione e formazione costituiscono una preoccupante emergenza educativa, come ribadito dal presidente della CEI, il cardinal Zuppi, nelle scorse settimane. Si tratta di una emergenza che coinvolge in particolare i giovani italiani, rispetto ai coetanei europei e che riguarda la fascia d’età tra i 18 e i 24 anni, come risulta da una delle rilevazioni dell’UE. Tra i diversi obiettivi formativi, fissati dalla Commissione europea a Lisbona per tutti i paesi aderenti, vi è, in particolare, un benchmark del 9%, cioè una percentuale limite di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano prematuramente l’istruzione e la formazione; obiettivo del 9% da raggiungere entro il 2030 (inizialmente l’obiettivo era stato fissato al 10% per il 2020). Ne abbiamo parlato nel numero 632 di Tuttoscuola.

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Nella prima rilevazione del 2009 la percentuale di giovani italiani che avevano abbandonato ogni percorso di istruzione o formazione prematuramente aveva superato il 19%; poi gradualmente la percentuale si era ridotta fino ad attestarsi nell’ultima rilevazione del 2021 al 12,7%, tuttora lontana quasi 4 punti in percentuale dal benchmark finale. La maggior parte dei paesi dell’Unione ha da tempo raggiunto e superato l’obiettivo, scendendo, in molti casi, al di sotto del 9%. E i giovani italiani sono quasi in fondo a questa graduatoria. Per rendere più concreta e leggibile quella percentuale del 12,7% di giovani italiani che hanno abbandonato prematuramente qualsiasi percorso di istruzione e formazione, può essere utile conoscere l’entità complessiva, in valori assoluti, di giovani di quella fascia di età.

Secondo i dati Istat, i giovani italiani compresi tra i 18 e i 24 anni di età nel 2021 erano 4.099.785; pertanto il 12,7% rilevato dalla Commissione europea corrisponde a 520.673 unità. Ciò significa che oltre mezzo milione di giovani italiani che hanno lasciato anzitempo qualsiasi percorso scolastico o formativo concorrono ad infoltire ulteriormente il mondo dell’emergenza educativa. La preoccupazione di card. Zuppi, purtroppo, è più che fondata.

Per realizzare l’incanto di una formazione realizzata per ogni ragazzo, il cardinale Matteo Zuppi ha indicato ai docenti la strada che dovrebbero seguire, parlando loro di autorevolezza dell’insegnante: l’autorevolezza della maternità e l’autorevolezza della paternità. Non si può non convenire su questo messaggio di impegno e di speranza, ma è lecito chiedersi: come possono normalmente gli insegnanti, compresi i migliori, praticare l’autorevolezza dell’educatore in un rapporto personalizzato con gli alunni, quando in classe devono gestire una trentina di studenti, tra i quali i più fragili che rischiano concretamente di restare emarginati? In questi casi, durante la lezione, il docente, da solo per un’ora o due con la scolaresca molto numerosa, difficilmente è in grado di armonizzare efficacemente l’insegnamento con la necessaria attenzione agli alunni in difficoltà. Ne abbiamo parlato in maniera approfondita nel numero 632 di Tuttoscuola.

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