L’avvento della tecnologia e dei servizi digitali sta trasformando radicalmente le abitudini delle persone e soprattutto delle nuove generazioni. La tecnologia fa sempre più parte della vita quotidiana (viaggi, ristorazione, mobilità, entertainment, etc.) e ha iniziato ad avere un forte impatto sul settore finanziario. Il digitale ha ormai un ruolo fondamentale anche nell’ambito dei pagamenti, dallo shopping online all’uso delle app della banca, fino ai pagamenti in modalità contactless o direttamente tramite smartphone. Interessante la fotografia del mercato dei pagamenti italiano scattata dell’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, che registra, nel 2018, un aumento del numero di transazioni digitali del 16% e che fa saltare all’occhio il boom registrato dal transato dei new digital payment (nel 2018 +56% a 80 mld di euro), segno che il vero motore della crescita è l’innovazione, spinta soprattutto dai pagamenti via smartphone. A questo si aggiunge che la stretta sul cash a favore dei pagamenti digitali è una delle linee guida per la lotta all’evasione fiscale. Alcuni studi hanno cominciato anche ad indagare la percezione del valore del denaro contante ed elettronico nei giovani. Ne abbiamo parlato nel numero di febbraio di Tuttoscuola in un articolo di Armando Palma.
Nell’indagine condotta recentemente da BVA Doxa per Visa in collaborazione con FEduF (novembre 2019), viene fuori che l’88% degli intervistati usa le carte per i suoi pagamenti, con una forte preferenza per la prepagata (60% contro 46%carta di debito e33% carta di credito) e che la modalità contactless è scelta nel 76% dei casi. Il 40% dei pagamenti effettuati dagli under 25 è ancora gestito tramite “contante”, mentre il restante 60% passa attraverso carte (32%) e app di pagamenti (12%). Rispetto alle precedenti generazioni, i giovani hanno a disposizione e sanno usare strumenti nuovi (smartphone, app). Questo vantaggio tecnologico rende profondamente differente il loro rapporto col denaro, che da materiale diventa a tutti gli effetti virtuale.
Per fronteggiare questi cambiamenti, i giovani (e gli adulti in genere) hanno sempre più bisogno di un livello base di conoscenze e competenze finanziarie. Nonostante la naturale confidenza con il mondo tecnologico (per cui li si definisce “nativi digitali”), i giovani sono esposti a rischi maggiori di quanto si pensi: da un lato le decisioni economiche che dovranno affrontare saranno più complesse, dall’altro proprio la loro familiarità con lo strumento digitale può portare a conseguenze, anche “costose”, in assenza di un’adeguata educazione finanziaria.
Ad esempio, negli USA vi sono studi che hanno rilevato come gli studenti universitari usino lo student loan per acquistare la cripto valuta bitcoin3. E le probabilità che un utilizzatore di servizi economico-finanziari (app. fintech, etc.) vada incontro a una spesa eccessiva sembrerebbero maggiori rispetto a chi utilizza gli strumenti tradizionali di gestione del denaro4. La differenza, in definitiva, la fa il livello di educazione finanziaria delle singole persone. Capacità di risparmio ed educazione finanziaria vanno infatti a braccetto. E la digitalizzazione, invece di essere un ostacolo, può aiutare il cammino.
Abbiamo approfondito l’argomento nel numero di febbraio di Tuttoscuola
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