“PISA è un chiaro esempio di come la ricerca comparativa, quando è sovvenzionata (funded), assuma una scala di valori e applichi una metodologia che si pongono in sintonia con le attese e la visione del mondo del committente, in questo caso i Paesi economicamente più sviluppati del mondo, membri dell’OCSE”. Chi fa ricerca in un’ottica accademica, e si attiene a criteri rigorosamente scientifici, questo lo deve sapere, e quindi “deve indagare anche sui condizionamenti che gravano sui grandi progetti finanziati”.
Suona severa e ammonitrice la voce di Robert Cowen, dell’università di Londra – Institute of Education – uno dei più noti e autorevoli studiosi di Educazione comparata viventi, chiamato dalla SICESE (Sezione Italiana della Comparative Education Society in Europe) e dalla SIPED (Società Italiana di Pedagogia – Gruppo di lavoro Studi comparativi in educazione) a tenere una lectio magistralis presso l’università di Roma-Tor Vergata davanti a un pubblico di ricercatori e di dottorandi in Educazione comparata.
In effetti la lectio del prof. Cowen, intitolata “Comparative Education, the International, and the Intercultural: confusions, concepts, and consolations”, è stata soprattutto una grande lezione di metodologia della ricerca.
Citando e mettendo a confronto le ricerche di alcuni tra i più importanti comparatisti, contemporanei e non, Cowen ha mostrato come esse tendano talvolta a sovrapporre e confondere concetti e dimensioni che dovrebbero restare distinti: per esempio coloro che si sono occupati anche di Educazione interculturale si sono spesso fatti influenzare da pre-giudizi favorevoli al dialogo e all’integrazione tra le culture, mentre una rigorosa attività di comparazione tra contesti nazionali, culturali ed educativi diversi richiederebbe un distacco completo, un’assoluta neutralità valoriale.
Rivolgendosi al passato il professore ha ricordato come tra le due guerre mondiali ci siano stati studi di Educazione comparata influenzati dall’idea di mantenere la pace: anche questo un pre-giudizio che portava a ignorare o sottovalutare il ruolo politico di sistemi educativi costruiti per essere funzionali a dittature come quella comunista e quella nazista.
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