Tuttoscuola: Il Cantiere della didattica

Educazione civica: come viene studiata all’estero

In Europa l’educazione civica, con varie denominazioni, è contemplata in tutti gli ordinamenti scolastici nazionali, ma solo in una parte di essi costituisce una materia distinta.

Tra i Paesi che hanno optato per la soluzione della materia distinta, si è collocata la Spagna, che a partire dal 2007 ha inserito progressivamente l’insegnamento della materia “Educaciòn para la Ciudadanìa y los Derechos Humanos” nei curricoli delle scuole spagnole ai vari livelli: 50 ore annuali in uno degli ultimi 2 anni della scuola primaria e 35 in uno dei primi tre anni della scuola secondaria di primo grado, nonché nel quarto e ultimo anno di quest’ultima, dove prende il nome di “Educaciòn etico-civica“ e nel primo anno della scuola secondaria superiore biennale (Bachillerato), con la denominazione “Filosofia y ciudadanìa. La riforma dovrebbe completarsi con l’anno 2009-2010.

Anche se la disciplina è autonoma, si insiste molto in Spagna sulla necessaria sinergia tra la nuova materia e le altre che a vario titolo ad essa si collegano, e soprattutto sul coinvolgimento interattivo della comunità locale nella costruzione dei percorsi didattici.

La “triangolazione” tra la nuova materia specifica, le altre materie curricolari e il contesto socio-culturale e istituzionale che circonda la scuola costituisce una vera e propria condizione di fattibilità e di successo dell’operazione, resa oltremodo difficile dalla aperta ostilità della Chiesa spagnola, che vede in essa un’alternativa laica-laicista all’insegnamento della religione cattolica, che è invece diventato facoltativo.

Formalmente, ci sarà una certa analogia tra la situazione della Spagna e quella dell’Italia: in entrambi i Paesi l’Educazione civica sarà obbligatoria e darà luogo a una valutazione sul livello di apprendimento conseguito dagli allievi, mentre l’insegnamento della religione cattolica (o di attività alternative ad essa) sarà facoltativo. La differenza starà, probabilmente, nel diverso atteggiamento delle rispettive Conferenze episcopali: polemico e ostile quello dei vescovi spagnoli, data la matrice esplicitamente laica dell’insegnamento ivi previsto (si parlerà, per esempio, del nuovo diritto di famiglia, matrimoni gay compresi); più cauto e dialogante quello della CEI, che potrà contare sulla stesura di Indicazioni nazionali, da parte del governo Berlusconi-Gelmini, certamente non ostili alla cultura e ai valori espressi dal mondo cattolico.

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