Educazione civica: a che punto siamo?

Di Lucrezia Stellacci*

L’educazione civica nella Scuola c’è sempre stata, con denominazioni e collocazioni diverse nei programmi di studio, e non poteva non esserci,

  • perché è la risposta più diretta al diritto all’istruzione, che trova nella Costituzione il suo fondamento primario;
  • perché la mission della Scuola è garantire a tutti e a ciascuno “…il pieno sviluppo della personalità dell’alunno nell’attuazione del diritto allo studio”, come ci ricorda l’art.2 della legge-quadro n.477/73.

Ma se è semplice definire quello che la scuola deve fare, non è altrettanto facile individuare le modalità più efficaci per raggiungere gli obiettivi programmati.

La legge n.92 del 21/8/19che ha introdotto nelle scuole di ogni grado e tipologia l’insegnamento scolastico dell’educazione civica, approvata quasi all’unanimità da tutto il Parlamento, ha colto un bisogno reale e presente nella società contemporanea, divenuta complessa e multiculturale, quello cioè di offrire alle giovani generazioni, insieme alle conoscenze trasmesse attraverso l’insegnamento delle discipline, una bussola di valori che potessero orientarle nella comprensione  della realtà circostante, sempre mutevole e in costante rinnovamento.

Questo è il senso che il legislatore ha inteso assegnare alla legge e che ha voluto garantire ponendo precise condizioni attuative, esplicitate nei primi 5 articoli della legge, poi ripresi e sviluppati dalle Linee Guida all’insegnamento dell’Educazione civica, approvate con D.M.n.35 del 22.6.2020.

Le predette Linee Guida, nel testo del decreto ministeriale approvativo, hanno anche previsto una sperimentazione triennale (aa.ss.20-23) in forza della quale le istituzioni scolastiche sono chiamate a implementare i traguardi finali di ciascun ciclo scolastico con gli obiettivi/risultati di apprendimento degli anni intermedi, nella prospettiva di una revisione ed integrazione delle stesse Linee guida.

Una riforma ben scandita nelle sue fasi applicative, che rimanda ad una visione di scuola nuovaintesa a ricondurre la frammentarietà delle discipline alla unitarietà del sapere, di un sapere che diventi anche saper essere e saper fare, componenti essenziali di menti critiche che, forti della conoscenza del passato, e capaci di decodificare il presente, risultino proiettate verso scenari futuri.

Proprio per questa visione innovativa che è sembrata difficile da realizzare in una scuola ancora legata a pratiche didattiche superate, per via della mancata attuazione delle riforme vigenti, la legge stessa, nell’art.6, ha previsto un cospicuo finanziamento annuale (circa 4.000.000) per la formazione in servizio dei docenti, che nel primo anno di attuazione (a.s.20-21) è stato assegnato alle scuole polo per la formazione, e accompagnato da apposite linee guida.

La nota ministeriale del 30.11.21 che fornisce indicazioni per lo svolgimento delle attività di formazione dei docenti per l’a.s.21/22 non cita in alcun passaggio l’Educazione civica, limitandosi ad uno scarno riferimento al Piano nazionale “Rigenerazione Scuola”.

Data la rilevanza indiscutibile della legge e la previsione esplicita contenuta nell’art.11, circa la rendicontazione sull’attuazione della legge a cura del  Ministero dell’istruzione, da effettuarsi con cadenza biennale alle Camere, (anche nella prospettiva dell’aggiunta di un’ora di educazione civica con la conseguente  modifica dei quadri orari), risultava già pianificata un’azione di accompagnamento e di monitoraggio, da parte dell’Agenzia INDIRE,  su quanto realizzato nelle scuole del territorio nazionale e sulle rilevazioni emerse dalla programmazione regionale dei piani di formazione. Pianificazione a cui, ad oggi, non è stato dato alcun seguito.

Con riferimento poi al Piano di formazione dei referenti per l’educazione civica nei C.P.I.A. e, più specificatamente, nei Corsi di alfabetizzazione linguistica e nei percorsi di istruzione per adulti di 1° e 2° livello, definiti nei prototipi, deve registrarsi purtroppo l’assenza completa di attivazione.

Così come risultano a tutt’ oggi inattuate le prescrizioni indicate agli artt.9 e 10 della legge n.92, relative sia alla creazione di un Albo di buone pratiche di educazione civica poste in essere dalle scuole, sia alla fissazione di criteri per l’organizzazione e lo svolgimento di un concorso nazionale per la valorizzazione delle migliori esperienze in materia di educazione civica.

Ancora una riforma, che certamente potrebbe migliorare la resa qualitativa della Scuola italiana, e che attende di essere attuata!

Nell’anno in corso, non sono stati distribuiti i finanziamenti previsti, è stato interrotto il monitoraggio avviato dall’INDIRE, e la sperimentazione degli obiettivi specifici di apprendimento è affidato alla volontarietà delle scuole più responsabili, senza tener conto che gli stessi equivalgono a livelli essenziali in grado di garantire la oggettività della valutazione del profitto degli studenti su tutto il territorio nazionale.

Nell’Atto di indirizzo politico-istituzionale per l’anno 2022 del Ministro Bianchi, fra le misure previste per potenziare l’offerta formativa è citata l’«educazione alla sostenibilità» che rappresenta solo uno dei tre nuclei tematici di cui si compone l’insegnamento trasversale dell’educazione civica.

Si parla, addirittura, di un nuovo progetto di legge presentato in Parlamento per inserire nei programmi di studio, l’educazione all’ambiente.

Anche la realizzazione del Piano di transizione ecologica e culturale delle scuole, denominato “Rigenerazione Scuola”, potrebbe trovare in ambienti di apprendimento già sensibilizzati dalla conoscenza dei compiti delle Istituzioni nazionali, europee e delle Organizzazioni internazionali, nonché dei molteplici benefici e contestuali rischi presenti nell’utilizzo delle tecnologie digitali, un acceleratore ed un moltiplicatore dei suoi effetti.

Eppure non sfugge a nessuno l’importanza strategica che l’insegnamento dell’educazione civica può assumere nel percorso formativo di ciascuno studente che ha assoluto bisogno di acquisire oltre alle conoscenze disciplinari (hard skills), le abilità per star bene con se stesso e insieme agli altri(soft Skills), per integrarsi in una società sempre connessa in cui “nessuno si salva da solo” ed ognuno ha bisogno degli altri.

Sono proprio queste le abilità e le conoscenze che l’educazione civica tende a far maturare in ogni adolescente e che, appare ormai chiaro a tutti, risultano fondamentali ai fini dello sviluppo della tanto auspicata “cittadinanza consapevole”.

*Consulente giuridico UCIIM nazionale e Presidente UCIIM Puglia

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