…e anche la destra

A distanza di pochi giorni, però, il 12 novembre, una imponente contromanifestazione è stata promossa a Madrid, con il sostegno del partito popolare e di molti vescovi (ma non del presidente della Conferenza episcopale), per motivi opposti, cioè per sollecitare migliori condizioni di funzionamento per le scuole convenzionate, che in Spagna danno occupazione a più di 180.000 insegnanti e costituiscono circa il 30% del sistema scolastico nazionale. E anche per chiedere il reinserimento nei curricoli dell’insegnamento obbligatorio della religione cattolica, ridotta da Zapatero a materia facoltativa.
Probabilmente non è corretto fare paragoni con la situazione italiana, che è assai diversa, almeno per quanto riguarda il rapporto tra scuole statali (93%) e non statali (7%), queste ultime a finanziamento parziale e condizionato. Però un’analogia c’è: Zapatero ha dovuto decidere che fare della riforma Aznar (“Ley de Calidad“), e ha deciso di emendarla, non di abrogarla. Come, d’altra parte, aveva fatto Aznar, all’inizio dei suoi otto anni di governo, nei confronti della Logse, la grande riforma fatta dai socialisti qualche anno prima.
Se la stessa decisione fosse presa, in ipotesi, dal governo Prodi nei confronti della riforma Moratti (sempre che l’Unione vinca le elezioni del 2006) non è difficile prevedere che avremmo anche in Italia iniziative di protesta, d’altra parte quasi annunciate, da parte dell’ala più radicale e movimentista della sinistra politica e sindacale.