Dutto: ‘Sul tempo pieno si confondono le carte’

Così il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, l’Avvenire, titola una ampia intervista al direttore generale dell’ufficio scolastico della Lombardia, Mario Dutto. Le parole sono attribuite all’intervistato, ma l’impostazione della pagina del quotidiano, l’evidenza data all’intervista e le note che la accompagnano lasciano pochi dubbi sull’orientamento dell’autorevole quotidiano dei vescovi italiani, che si può così riassumere: la riforma Moratti non stravolge il modello di “tempo pieno” tradizionale perché le famiglie e le scuole potrebbero decidere di mantenerlo avvalendosi delle autonome competenze che le leggi e la stessa Costituzione assegnano alle scuole. La stessa cosa si può dire dell’organizzazione a moduli, messa a rischio dall’introduzione del maestro “prevalente” (tutor), ma ripristinabile, in sostanza, con l’accordo degli interessati: famiglie e docenti. Molto dipenderà, osserva Dutto, dalla disponibilità e dal coinvolgimento attivo dei docenti nelle innovazioni. L’importante è che gli obiettivi del processo formativo siano chiaramente definiti. Basterebbe, questa sembra l’opinione del giornale dei vescovi, che nella versione definitiva del decreto legislativo fosse messo l’accento sull’autonomia delle scuole. Ma questo, a quanto pare, è esattamente la questione in discussione in queste ore che precedono la conclusione dei lavori delle Commissioni parlamentari e l’adozione della versione definitiva del provvedimento da parte del Consiglio dei Ministri.