Dubbi tra i maestri e gli Ata sullo sciopero del 24 novembre

Tutti e cinque i sindacati rappresentativi del comparto scuola hanno dichiarato, se pur in modo poco unitario, la proclamazione dello sciopero per l’intera giornata del 24 novembre prossimo.

Motivi di fondo dell’astensione, come si sa, sono sostanzialmente due: i mancati scatti di anzianità (che interessano un sesto della categoria, cioè circa 130 mila persone) e l’ipotesi di un orario di insegnamento portato a 24 ore settimanali (che interessa in particolare i professori della secondaria di I e di II grado).

Proprio su questa motivazione dell’aumento dell’orario si registra in questi giorni una certa freddezza che sfocia in taluni casi in contrarietà da parte dei docenti di scuola dell’infanzia e di scuola primaria che hanno già da sempre un orario settimanale di 25 e 24 ore.

Anche il personale Ata manifesta la sua contrarietà, visto che di ore a scuola ne fa 36 e che nei periodi di chiusura delle scuole (vacanze di Natale, di Pasqua, ecc.), se bidelli e impiegati di segreteria vogliono stare a casa, come fanno gli insegnanti, devono chiedere ferie.

Insomma, sembra che l’ipotesi dell’aumento di orario e, soprattutto, la veemente reazione dei professori, anziché determinare la solidarietà e l’unità della categoria, stia ottenendo l’effetto contrario.

Lo sciopero del 24 potrebbe essere la cartina al tornasole di questo dubbio.

Non è ancora ben chiarita invece la posizione degli studenti e delle famiglie, ma se la corda dovesse essere tirata troppo, i professori potrebbero rischiare un certo isolamento sociale, anche se, per il momento, possono contare sul sostegno di quasi tutti i partiti che hanno preso le loro difese in Parlamento.