Dpef: il rigore della spesa può rilanciare la scuola?

A parole tutti riconoscono la necessità di porre mano ai punti delicati del sistema paese: la scuola e i giovani. Le scelte concrete del Governo però sembrano spesso contraddire questa esigenza.
E’ sufficiente scorrere il documento di programmazione economica e soffermarsi sulla parte relativa alla scuola per verificare che alla solenne affermazione che “l’azione pubblica a sostegno della qualità della scuola è decisiva…per garantire i diritti delle persone…” tra i quali è compreso l’istruzione, non corrisponde l’impegno di trovare nuove risorse finanziarie. Il documento con apprezzabile sincerità afferma che una politica di qualità per la scuola passa “per un uso migliore delle risorse, per una loro più efficace collocazione, per perseguire obiettivi misurabili, per creare meccanismi incentivanti“.
Le risorse per nuovi interventi – scrive il Governo nell’inviare il documento ai Presidenti di Senato e Camera – per potenziare attività di primaria importanza, andranno ricercate in primo luogo all’interno dello stesso settore d’intervento“. Tradotto in termini chiari significa voler far fronte allo sviluppo del sistema formativo non con il ricorso a nuovi finanziamenti ma aumentando la qualità ed efficienza della spesa.
Tutti possono cogliere la distanza tra le dichiarazioni d’intenti e quel che la scuola avrebbe bisogno che si facesse.